Il 29% dei lavoratori in Fvg è allo stesso tempo caregiver

Lorenzo Degrassi
 
Il 29% di chi si dichiara caregiver (cioè le persone che si fanno carico della gestione del malato aiutandolo nelle incombenze della vita quotidiana) in Fvg non lo fa per lavoro e ha un’altra occupazione.
 
Questa percentuale rappresenta i cosiddetti caregiver informali ed è il primo dei dati che emergono dal sondaggio svolto dalla Swg per conto dell’Associazione De Banfield e presentato imartedì 11 giugno nella sala Predonzani della Regione Fvg.
 
Il sondaggio è stato svolto fra 800 lavoratori di età compresa fra i 30 e i 65 anni e che, com’è stato sottolineato, rappresentano solo una fetta del mondo dei caregiver. L’85% delle persone assistite (ribattezzate careneeder secondo analogo inglesismo) sono persone di età superiore ai 65 anni, mentre il 49% dei bisognosi di aiuto supera gli 80 anni. Il 62% di essi vive con qualcuno (che sia badante o familiare), il 34% da solo e solamente il 16% vive in una struttura protetta.
 
Com’è stato ribadito nel corso della tavola rotonda moderata dal giornalista Pierluigi Sabatti e che ha preceduto la presentazione del sondaggio, l’attività di assistenza nei confronti dei più bisognosi di aiuto è rivolta principalmente a persone ultra 80enni che soffrono soprattutto di problemi cronici di salute fisica o disabilità motoria. Questa si concretizza principalmente nel supporto in adempimenti e visite, nella spesa e nella compagnia, nell’assistenza quotidiana e nell’aiuto nella cura della persona.
 
A condividere i risultati del sondaggio, oltre all’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen, anche il presidente dell’associazione De Banfield Massimo Simeon, la direttrice Giovanna Pacco e la responsabile progettazione inclusiva Christina Sponza.
 
«L’entità del fenomeno è più ampia di quanto dice il sondaggio – ha ricordato Simeon – che ne fotografa la punta dell’iceberg. Credo che la sfida per il futuro sia quella di far percepire a chi fa impresa, che l’attività di assistenza non è solo un’attività benemerita ma anche conveniente, perché il ritorno che si ha in termini di collettività nell’essere caregiver è comunque rilevabile e rappresenta un valore che può essere misurato solo nel lungo termine». Dal sondaggio sulla situazione dei caregiver familiari del Fvg emergono quindi alcune difficoltà in relazione al loro essere al contempo dei lavoratori e persone che si prendono cura di chi si affida a loro per le faccende di ogni giorno. Sempre secondo il sondaggio, presentato da Giulio Vidotto e Ludovica Leone per Swg, le ricadute sui caregiver si fanno sentire soprattutto sulla compressione del tempo libero, nel malessere psicologico e nella rinuncia alle vacanze, per poi estendersi alla cura dei figli, al lavoro e alla vita relazionale. L’impatto che ha il dover assistere una persona sulla vita quotidiana degli assistenti, sempre secondo il sondaggio, va a influire sul tempo libero di chi assiste per il 44%, sul suo tono dell’umore per il 42%, sulle sue vacanze per il 41%, sulla cura dei suoi figli per il 33%, sulla produttività lavorativa e sulle relazioni per il 29%, sulla sua situazione economica pe r il 28%, sull’attività fisica e sportiva per il 27% e infine sul percorso di carriera al 22%.
 
Infine l’accesso ai permessi della Legge 104: questa possibilità riguarda soltanto una minoranza di caregiver lavoratori e spesso non rappresenta un beneficio tale da alleggerire l’onere della cura, tanto che quasi 8 persone su 10 non ricorrono a quest’opzione.
 
Fonte: Il Piccolo