Mattia Pertoldi
La storia di un territorio, soprattutto quella economica, porta con sé onori, ma anche problemi da affrontare e, possibilmente, risolvere. Non sorprende, dunque, come nell’elenco dei Comuni maggiormente colpiti dal fenomeno della presenza di amianto su edifici privati, ai primi posti ci siano quasi esclusivamente Municipi friulani. Comuni di un territorio, cioè, nel quale si muove proprio quel dna industriale che, dagli anni del boom economico in poi, ha realizzato un numero non indifferente di capannoni con la copertura formata da un materiale dichiarato fuorilegge, in Italia, soltanto nel 1992.
«Sono dati di cui, purtroppo, ero già a conoscenza – spiega infatti Guido Nardini, sindaco di Codroipo al primo posto regionale dei Municipi con siti da bonificare e pari a 1.335 strutture –. Come Comune abbiamo predisposto da tempo la mappatura delle strutture a maggior rischio e lo abbiamo anche comunicato ai privati. La nota positiva, adesso, è la nuova forma di contribuzione messa in campo dalla Regione che potrà aiutarci a smaltire un prodotto che, è bene ricordarlo, necessita di specifiche e chiare procedure per la sua eliminazione. È positivo che la Regione abbia stanziato questi fondi e sarà nostra premura pubblicizzare la norma».
In linea generale, invece, Nardini ha le idee chiare. «Avremmo bisogno di un piano nazionale per lo smaltimento – ragiona il primo cittadino di Codroipo –, adeguatamente finanziato e capace di sensibilizzare i proprietari degli edifici interessati in merito alla delicatezza del tema. Le persone sottovalutano troppe volte i rischi derivanti dal lavorare in capannoni industriali con la copertura in amianto oppure quelli legati alla scelta di vivere in edifici dove c’è lo stesso materiale. Invece, come noto, si rischia seriamente di mettere in pericolo la propria salute. Un programma statale in materia sarebbe l’ideale anche perchè se è vero che sui grandi complessi industriali si è spesso intervenuti in passato, è altrettanto vera la necessità, oggi, di bonificare siti più piccoli, ma non per questo meno pericolosi per le persone».
Al secondo posto di questa particolarissima classifica dei rischi stilata dall’Archivio regionale amianto (Aram) si trova la città di Udine con 1.268 edifici privati la cui copertura è stata realizzata con questo materiale. «Onestamente non ero a conoscenza della dimensione del fenomeno – ragiona il sindaco Alberto Felice De Toni –, ma mi pare evidente che l’amianto rappresenti un problema da risolvere in tutta Italia. Non possono però pensarci i Comuni, le cui casse sono pressochè vuote, bensì deve essere il Governo a varare un piano quantomeno decennale per la progressiva bonifica dei siti contaminati perchè l’alternativa, in caso contrario, è soltanto quella di dismettere le strutture interessate. Il concetto, in fondo, è simile a quello della transizione energetica. Come lo Stato si è fatto carico dei costi per le rinnovabili, così deve fare per lo smaltimento dell’amianto immaginando una sorta di transizione ambientale non più rinviabile».
E se il sindaco di Lignano Sabbiadoro Laura Giorgi, al terzo posto con 1.181 edifici da bonificare, sostiene di voler «verificare con gli uffici la corrispondenza di questi dati con la situazione attuale», diversa è la situazione in territorio giuliano dove il Comune più in difficoltà è Muggia con 382 siti. «C’è stata un’apposita Commissione sul tema – sostiene il primo cittadino Paolo Polidori – e avevamo già inviato la documentazione in materia agli uffici regionali». Secco, infine, il commento di Roberto Dipiazza, sindaco di Trieste dove le strutture con copertura in amianto sono 248. «È normale, perchè anni fa l’utilizzo di questo prodotto non era vietato – dice –. La situazione è simile a quella della Jugoslavia dove tutti i tetti erano realizzati in eternit. Certo, è un problema non da poco». —