La pandemia fa male allo sviluppo sostenibile. ASviS (l’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile) lo aveva già sottolineato in uno studio del maggio scorso ed è tornata a evidenziarlo oggi, in occasione della presentazione del suo Rapporto annuale. La risposta per uscire da questa grave crisi sta, invece, proprio nella transizione ecologica “giusta” e nella “resilienza trasformativa”, espressione che noi di FPA spostiamo pienamente (come ricordato in un recente editoriale da Carlo Mochi Sismondi): sarebbe un grave errore pensare di ripristinare la situazione in cui ci trovavamo prima dell’emergenza Covid-19, che deve invece rappresentare un momento di rottura. Dalla pandemia in poi, l’obiettivo è avere una società più resiliente, in grado di rispondere a future crisi, e soprattutto trasformata, cambiata nel profondo e indirizzata verso un nuovo modello di sviluppo che sia sostenibile nella più ampia accezione (economica, sociale e ambientale), come definito dall’Agenda 2030 dell’ONU e dai suoi 17 SDGs (Sustainable Development Goals). A quanto pare, però, il percorso è ancora lungo.
Torniamo infatti al “Rapporto ASviS 2020. L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, che traccia una fotografia per niente rassicurante. Se l’Italia era già indietro prima della pandemia, rispetto all’attuazione degli Obiettivi dell’Agenda ONU, le prime evidenze di quest’anno fanno prevedere un ulteriore peggioramento per il 2020 per ben 9 dei 17 Goals. Peggiorano povertà, alimentazione, salute, istruzione, parità di genere, occupazione, innovazione, disuguaglianze, partnership, mentre migliorano i dati relativi all’economia circolare, la qualità dell’aria e i reati.
Guardando poi esclusivamente ai 21 target che avrebbero dovuto essere raggiunti entro il 2020 (sono 169 in totale i target in cui si articolano gli SDGs), in 12 casi siamo ben lontani dai valori di riferimento. In particolare, segnaliamo il preoccupante ritardo sulla riduzione del numero di NEET, i giovani che non studiano e non lavorano, e sulla definizione da parte delle città di piani per la gestione dei disastri naturali. Due aspetti centrali se parliamo di resilienza e di ripartenza del Paese.
Il quadro è molto ampio e il Rapporto, come sempre, oltre valutare le politiche realizzate negli ultimi 12 mesi, avanza anche una serie di proposte per accelerare il percorso verso l’attuazione dell’Agenda 2030. Mettendo al centro, come ha sottolineato il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, la definizione del “Piano di ripresa e resilienza”, le scelte su come utilizzare i fondi nazionali, la costruzione di una nuova governance delle politiche pubbliche. Ovviamente il quadro europeo ci impone di pensare in grande e ci offre un’occasione unica, con la scelta di orientare il Next Generation EU alla transizione ecologica, alla transizione digitale e alla lotta alle disuguaglianze e con la pubblicazione di una serie di Comunicazioni della Commissione tutte orientate alla sostenibilità come strategia di crescita economica e sociale. Ma alla base della ripartenza del Paese c’è un utilizzo coerente delle risorse Ue (il Next Generation EU, ma anche i soldi della programmazione 2021-2027, i fondi del Just Transition Fund; i fondi del React Eu) e delle risorse nazionali in ottica di sostenibilità.
In questo scenario, anche l’Italia dovrebbe quindi definire come priorità delle politiche pubbliche la transizione ecologia e digitale, la lotta alle disuguaglianze a partire da quella di genere, la semplificazione amministrativa, l’investimento in conoscenza, la difesa e il miglioramento del capitale naturale. Al momento, secondo l’analisi di ASviS, non è così: se la Legge di Bilancio per il 2020 era stata la più orientata allo sviluppo sostenibile degli ultimi cinque anni, gli interventi in risposta alla pandemia sono stati in gran parte diretti alla protezione del sistema socioeconomico, più che alla sua trasformazione verso la sostenibilità.
Per cambiare direzione, e proprio in vista della definizione del “Piano di ripresa e resilienza”, il Rapporto definisce quindi alcuni orientamenti per il nostro Paese:
- la costruzione di una seria e dettagliata Strategia di sviluppo sostenibile per fornire una visione solida e coerente dell’Italia al 2030;
- il rafforzamento delle strutture della Presidenza del Consiglio per assicurare il coordinamento delle azioni rispetto ai diversi Obiettivi dell’Agenda 2030;
- il forte coinvolgimento delle Regioni, delle Province e dei Comuni nel disegno e nell’attuazione delle politiche per conseguire gli SDGs;
- la predisposizione di un’Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, con un forte ruolo di coordinamento da parte del Comitato interministeriale per le politiche urbane opportunamente riformato;
- l’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia-Clima (PNIEC) per allinearlo agli obiettivi europei e l’approvazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici;
- la creazione, presso la Presidenza del Consiglio, di un Alto consiglio per le politiche di genere, per coinvolgere in modo continuativo la società nella programmazione e valutazione delle politiche contro le disuguaglianze di genere;
- il coinvolgimento dei Ministeri per inserire le azioni volte al raggiungimento degli SDGs nella loro programmazione operativa;
- l’inserimento nella Relazione illustrativa di tutte le proposte di legge di iniziativa del Governo di una valutazione ex-ante dell’impatto atteso sui 17 SDGs e sui singoli Target, per assicurare la coerenza delle politiche pubbliche;
- la predisposizione di una Legge annuale sullo sviluppo sostenibile, per disporre di un veicolo normativo destinato a introdurre modifiche di carattere ordinamentale con un’ottica sistemica ispirata all’Agenda 2030.
Di questi aspetti abbiamo parlato con Enrico Giovannini nel corso di un’intervista per la nostra rubrica. https://vimeo.com/464146701
(Fonte www.forumpa.it)