“Far convergere in un’unica sede stabile di confronto, concertazione e governance i Ministeri interessati (Disabilità, Politiche sociali e Salute) Anci e Regioni per la condivisione di una programmazione strategica e unitaria, in grado di integrare coerentemente le risorse dei diversi fondi attuali (ancora troppo frammentati) e di quelli in arrivo dall’Europa, a partire dal livello centrale”.
Questa l’esigenza rappresentata da Luca Vecchi, delegato al welfare dell’ANCI e sindaco di Reggio Emilia, intervenuto in streaming alla VI Conferenza Nazionale sulla Disabilità. Un passaggio che per l’Anci “favorirebbe una migliore integrazione sociosanitaria anche a livello territoriale, specie laddove è ancora carente e non è assicurato un opportuno coinvolgimento dei Comuni nella programmazione degli interventi sociosanitari”.
Vecchi ha ricordato come l’entrata in vigore della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009, “ha rappresentato un punto di svolta avendo riconosciuto che la disabilità deriva dall’interazione tra le caratteristiche delle persone e le barriere comportamentali ed ambientali che impediscono la loro piena ed effettiva inclusione partecipata nella società”. Tuttavia, questo imput “si è tradotto solo parzialmente, in un cambio di paradigma, in primis a livello culturale e, di conseguenza, a livello di politiche pubbliche”.
Ora però si apre la grande opportunità offerta dalle risorse del Pnrr e dalla rinnovata attenzione dei decisori politici sul riconoscimento del valore strategico degli interventi sociali e sociosanitari e la necessità di rafforzare tali sistemi. Tuttavia, “perché il sistema evolva verso l’effettiva esigibilità dei diritti delle persone con disabilità, è necessario garantire una piena integrazione sociosanitaria in tutto il Paese, sia a livello nazionale che territoriale, sotto il punto di vista istituzionale, programmatorio, professionale e gestionale”.
Secondo il sindaco reggiano più in generale “occorre una visione programmatoria strategica in grado di riconoscere l’interdipendenza dei vari ambiti della vita umana e dei vari determinanti del benessere e di costruire un solido sistema capillare e intersettoriale di interventi e servizi, adeguato in termini di risorse umane e materiali”.
Il delegato Anci ha ribadito che sì “Regioni e Comuni possono e devono indubbiamente fare di più, dall’eliminazione delle barriere architettoniche e sensoriali e dalla mobilità accessibile, alla diffusione di progetti di presa in carico personalizzata e a una migliore accessibilità ai servizi”. Ma cionondimeno “è a partire dal livello centrale che è necessaria una visione di rete piuttosto che la persistente parcellizzazione in singoli temi, in grado di allargare lo sguardo al di là delle competenze rigidamente settoriali”. Solo in questo modo “sarà possibile porre le basi per il dialogo, la collaborazione e l’integrazione tra politiche, attori e risorse: senza di questa – osserva Vecchi – si rischia di inficiare a monte la portata delle riforme che si intendono attuare, riproponendo la maggior parte delle criticità che sono state evidenziate durante la pandemia”.