di Valeria Pace
Cresce il numero di nuovi professionisti della creatività e della cultura impiegati in Friuli Venezia Giulia. Nel 2023 gli ingressi programmati erano 3.640, il 15% in più dell’anno precedente. Ma il 61,3% delle professionalità ricercate sono di difficile reperimento (la percentuale più alta in Italia). Boom di ingressi anche nel comparto turistico a prevalente contenuto culturale, come è definito il turismo che gravita attorno a Trieste. Nella sola provincia del capoluogo giuliano ne erano programmati 3.680, quasi il 20% in più dell’anno precedente (3.070).
Questa è la fotografia del nostro territorio che emerge dai numeri contenuti nel report del centro studi delle Camere di Commercio Tagliacarne sulle imprese e le professioni culturali e creative, due concetti distinti ma che è inevitabile considerare congiuntamente perché costituiscono un ecosistema, assieme al Made in Italy a contenuto culturale e al turismo a contenuto culturale. E sebbene nelle imprese culturali e creative (Icc) è impiegato personale che non è un professionista della cultura, è anche vero che la maggior parte dei professionisti della cultura non opera nelle Icc. «C’è una trasversalità importante di questo tipo di professionalità», sottolinea Fabrizio Panozzo, docente alla Ca’ Foscari di Venezia che si occupa da anni di imprese culturali e creative e di turismo culturale, e ora è capofila con il suo team dello “spoke” dedicato al tema del Consorzio iNest, uno strumento Pnrr che punta a favorire contatti tra Università del Nord Est e aziende del territorio, tra saperi e attività economiche.
Il panorama
Eurostat registra che nel nostro Paese, nel 2022 la percentuale di occupati che operavano nel settore della cultura era il 3,5%, una cifra più bassa rispetto a quella della Slovenia (4,6%), con cui condivideremo la capitale europea della cultura con GO!2025. Se il settore è stato molto penalizzato dalla pandemia, nel 2022 a livello nazionale è tornato ai livelli prepandemici. Il valore aggiunto generato dal settore nel 2022 era di 52,7 milioni di euro, in aumento del 3,5% rispetto al 2019. «È un trend in crescita dal 2014,le nostre ricerche stanno rendendo visibile. L’Ue, e di conseguenza gli Stati e le Regioni, hanno compiuto importanti politiche di incentivazione che ora stanno pagando, anche a livello di posti di lavoro creati», conferma Panozzo. Anche perché la cultura può creare ricadute economiche concrete: «Non assorbe solamente risorse ma ne crea: il centro culturale può diventare attrazione turistica e attorno si può sviluppare un circuito economico con ricadute anche su altri tipi di imprese», aggiunge il docente. Ma perché diventi trainante occorre che ci sia la chiara percezione che «lavorare nella cultura al giorno d’oggi non significa più lavorare per lo Stato, ma mettere in piedi una piccola impresa che trova nuove soluzioni – spiega ancora Panozzo –. Anche i laureati in materie umanistiche o creative se ne devono rendere conto», aggiunge. Per esempio, «un laureato in archeologia deve immaginare di poter mettere su un business con un’amica laureata in ingegneria per realizzare con gli Oculus un’esperienza per visitare degli scavi non accessibili al pubblico». Ma «c’è un problema nella formazione, esistono solo sette lauree in Italia che mescolano i saperi economici con quelli umanistici, una è qui a Venezia e le professionalità formate sono molto richieste sul mercato», sottolinea. A livello regionale, Area science park dal 2017 al 2022 ha lavorato a un progetto di cultura d’impresa che ha seguito circa 60 progetti di start up innovativa, circa la metà dei quali è andata sul mercato. Area continua ad offrire supporto a questo tipo di realtà.
Pnrr
L’Ue, come detto, ritiene il comparto della cultura e della creatività strategico. E le imprese del Nord Est, oltre ai fondi regionali, possono contare anche sul supporto e finanziamento del consorzio iNest. La seconda tornata di bandi a cascata è aperta e mette a disposizione 22,4 milioni di euro delle imprese del Nord Est per attività di ricerca e innovazione, la scadenza per presentare un progetto è l’8 luglio. Le risorse non sono rivolte unicamente alle imprese culturali e creative, ma anche questo tipo di realtà può partecipare. «Cerchiamo progetti che si inseriscano in uno di questi quattro filoni – spiega Panozzo –: tecnologie digitali, il tema dei dati, nuovi modelli di business sostenibili e nuove narrazioni per l’attrazione turistica. Per partecipare l’impresa specifica in che campo rientra, e propone di lavorare a un prodotto che non ha ancora, le risorse permetteranno alle imprese di studiare come realizzarlo. Non chiediamo che sia realizzato ma l’esito di questi bandi è proprio fare uno studio, cosa che le aziende di questo comparto tipicamente non hanno risorse o tempo di fare».