Gli enti del territorio arrancano dietro alla digitalizzazione dei contratti pubblici: gli uffici faticano ad approvare ogni spesa, anche quelle minime, a causa dei malfunzionamenti registrati dal nuovissimo sistema digitale entrato in vigore con l’inizio dell’anno. Per il presidente dell’Anci Fvg, Dorino Favot, le interlocuzioni tecniche in corso fra il sodalizio dei Comuni e l’Anac stanno dando dei frutti, «ma è opportuno che entri nel merito anche il ministro».
Dal 2 gennaio è scattata la digitalizzazione dell’intero ciclo degli appalti e dei contratti pubblici, come previsto dal nuovo codice degli appalti. La digitalizzazione si applica a tutti i contratti di appalto o concessione, di qualunque importo, nei settori ordinari e nei settori speciali. Al centro del nuovo sistema di appalti digitali c’è la banca dati Anac, l’agenzia anti-corruzione, che interagisce da una parte con le piattaforme certificate utilizzate dalle stazioni appaltanti, e dall’altra con le banche dati statali che detengono le informazioni necessarie alle stazioni appaltanti e agli enti concedenti per gestire le varie fasi del ciclo di vita dei contratti pubblici. Sulla carta, anzi sui bit, è tutto magnifico.
Peccato che da subito la banca dell’Agenzia abbia dato dei problemi: quel che gli uffici faticano a ottenere sono i “Cig”, codici identificativi di gara, che Anac dovrebbe fornire per ogni determina e che invece non c’è modo di ottenere facilmente. Ciò significa che gli enti pubblici si trovano in difficoltà anche ad acquistare una partita di nuove matite per la cancelleria.
Il presidente dell’Anci regionale Favot è preoccupato: «Anci nazionale ha già interloquito con Anac, ottenendo la possibilità di ottenere i Cig attraverso un procedimento semplificato, ma pare che neanche questa opzione funzioni».
Per questa ragione, prosegue Favot, nei giorni scorsi l’associazione ha chiesto un secondo faccia a faccia: «Due giorni fa hanno richiesto un secondo incontro urgente – spiega. La mia preoccupazione però è che Anac risponda che il suo dovere è applicare la norma, e il nuovo codice degli appalti prevede che tutto si faccia digitalmente. Il problema è che è proprio la parte digitale a non funzionare».
A questo punto per Favot va coinvolto il ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, lo stesso che ha ideato e seguito per tutto il suo iter la nuova norma: «Bisognerebbe coinvolgere la parte politica, nella fattispecie il ministro, perché non vorrei che Anac dicesse che più di così non può fare».
Per Favot non è praticabile nemmeno la via, ora al vaglio di alcuni enti, di produrre le determine “nelle more” dell’impiccio, rimandando a poi l’apposizione del Cig: «A mio avviso senza Cig non si può fare niente. Serve una sensibilità politica che sbrogli la matassa».