La legge n. 118 del 1971 prevede un assegno mensile (nel 2021 pari a 287, 09 euro) da erogare alle persone con invalidità civile con accertata riduzione della capacita lavorativa pari o superiore al 74%, e fino al 99%, che non svolgono attività lavorativa.
Per prassi amministrativa INPS ha da sempre ritenuto che la percezione di un reddito da lavoro inferiore al limite stabilito dalla norma (4.931.29 euro limite 2021) per il riconoscimento dell’assegno di invalidità, non configurasse svolgimento di attività lavorativa pertanto l’interessato poteva, fino ad oggi, ottenere il beneficio.
Recentemente, dopo alcune pronunce della Corte di Cassazione l’Inps, ha pubblicato sul proprio portale un Messaggio che annuncia un cambio sostanziale nell’interpretazione della norma e con cui si è comunicato ai percettori che l’assegno mensile di assistenza (di cui all’art. 75 della legge n. 118/1971) sarà liquidato, fermo restando tutti i requisiti previsti dalla legge, solo nel caso in cui risulti certa l’inattività lavorativa del soggetto beneficiario.
Ciò precluderebbe a tanti invalidi civili la possibilità di una vita autonoma, vanificando ogni sforzo per la promozione dei percorsi di autonomia e la piena inclusione sociale perché i lavoratori con disabilita si troverebbero infatti costretti a scegliere se rinunciare al lavoro o alla provvidenza e questo significherebbe un innalzamento delle pensioni sociali con conseguenti gravi disagi per la popolazione più fragile e l’impossibilita da parte delle istituzioni di poter intervenire con tempestività ed efficacia al fine di evitare ulteriori sacche di povertà e di esclusione sociale.
“Siamo di fronte ad un approccio ingiusto che pare accanirsi contro persone con invalidità e che per questo ricevono un sostegno già di per sé modesto”, ha dichiarato il Presidente, Massimiliano Fedriga, anche sulla base delle valutazioni della Commissione politiche sociali della Conferenza delle Regioni, coordinata dalla Regione Calabria.
“Appare quindi condivisibile – ha proseguito Fedriga – la forte preoccupazione espressa da numerose associazioni che rappresentano le persone con disabilità. Occorre un impegno di tutte le istituzioni affinché si eviti una scelta che penalizza ulteriormente persone fragili in un momento di crisi economica, sociale e occupazionale.
Per questo motivo – ha concluso Fedriga – sono apprezzabili le posizioni dei ministri Erika Stefani e Andrea Orlando relative alla necessità di un intervento normativo ad hoc per il ripristino dell’equità”.