Fotovoltaico in Fvg, ecco i paletti sulle aree e i terreni da tutelare

di Giacomina Pellizzari
 
Sulla posa dei pannelli fotovoltaici a terra, in Friuli Venezia Giulia, è quasi tutto da rifare.
 
L’assessore all’Ambiente, Fabio Soccimarro, è costretto ad applicare i paletti previsti dal decreto ministeriale “Aree idonee”. Ovvero la protezione del patrimonio culturale e paesaggistico, delle aree agricole e forestali, della qualità dell’aria e dei corpi idrici. Il decreto invita le Regioni a privilegiare per la posa dei pannelli fotovoltaici i capannoni industriali, i parcheggi, le aree artigianali e dedicate alla logistica.
 
Il decreto, firmato nei giorni scorsi dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Picchetto Frattin, obbliga le Regioni a valutare anche l’idoneità delle «aree non utilizzabili per altri scopi, comprese quelle agricole non utilizzabili, in relazione alle risorse rinnovabili, infrastrutture di rete e domanda elettrica». Questo in termini generali, perché entrando nello specifico le Regioni e le Province autonome possono definire le aree idonee anche in base alla fonte, alla taglia e alla tipologia dell’impianto previsto su quella stessa area. Il rispetto delle aree tutele prevede la creazione di una fascia di rispetto variabile fino a un massimo di 7 chilometri. Nelle aree tutelate la competenza resta del ministero alla Cultura.
 
I paletti fissati dal ministro per la definizione delle aree idonee a ospitare i parchi fotovoltaici non vanno applicati per gli impianti esistenti anche se questi ultimi hanno trovato spazio in aree non più idonee.
 
Lo stesso decreto detta anche gli obiettivi di nuova potenza rinnovabile da raggiungere entro 2030 (la previsione parte dal 2021), per arrivare, tra sei anni, agli 80 gigawatt (Gw) di nuova potenza installata.
In Fvg la previsione si traduce in 404 megawatt nell’anno in corso, 573 nel prossimo anno, 772 in quello successivo, 1.006 nel 2027, 1.280 nel 2028, 1.603 nel 2020 e, infine, 1.960 nel 2030. Si tratta di un decreto molto atteso dalle aziende, dagli agricoltori e pure dalle associazioni ambientaliste, in primis Legambiente, che da tempo suggeriscono di passare all’agrivoltaico. Una tipologia di impianto che consente di tutelare le aree agricole e la necessità di aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili.
 
La Regione ha provato a indicare le aree non idonee, ma è stata bloccata dal governo Draghi che ha impugnato la norma. Sollecitato anche dalla mozione presentata in aula, lo scorso febbraio, dal capogruppo della lista Fedriga, Mauro Di Bert, l’assessore ha provato nuovamente a normare l’installazione degli impianti fotovoltaici a terra di potenza superiore a un megawatt.
 
Il vettore per arrivare all’approvazione avrebbe dovuto essere un emendamento alla legge omnibus, il condizionale è d’obbligo perché il decreto ministeriale ha costretto la giunta a tornare sui suoi passi per recepire i paletti previsti a livello nazionale. «Ora la Regione può normare in maniera chiara e definitiva» spiega Scoccimarro, secondo il quale «va tutelato l’intero territorio nazionale ricco di patrimonio culturale contemperando, però, anche le necessità delle attività produttive, della produzione e della sovranità energetica». Il decreto ministeriale – continua l’assessore – «è una misura di salvaguardia del nostro patrimonio paesaggistico e agricolo, attesa dal 2010, l’anno di emanazione della direttiva europea».
 
Se non tutti, buona parte degli obiettivi previsti dal decreto Aree idonee sono già stati vagliati dalla Regione. Non a caso Scoccimarro avverte: «La resilienza energetica e la differenziazione di produzione dell’energia non possono intaccare la qualità di una terra che per i suoi frutti è sinonimo di eccellenza in tutto il mondo». 
 
Fonte Il Messaggero Veneto