La fusione compie dieci anni «Nata dalla spinta popolare»

Davide Francescutti
 
Dieci anni fa, il 28 settembre 2014, via del Mattino divideva ancora i Comuni di Arzene e Valvasone. Proprio quei pochi metri di strada separavano le urne in cui lungo quella giornata i cittadini arzenesi nella scuola primaria Pellico e i valvasonesi nella scuola media Erasmo da Valvason andarono a votare il referendum per la fusione che vide, a spoglio completato, la vittoria schiacchiante dei sì con l’86,08 per cento delle preferenze.
 
Ufficialmente il nuovo Comune di Valvasone Arzene – il primo e sinora unico della provincia di Pordenone sorto da una fusione – cominciò poi la sua storia il primo gennaio 2015, ma quella sera di settembre ci fu il gesto che simbolicamente diede il via al cammino unitario. Il sindaco di Valvasone Markus Maurmair con il resto dell’amministrazione comunale, attraversata via del Mattino, entrò nelle prospicienti scuole elementari arzenesi per stringere la mano alla collega Lucia Maria Raffin, sindaco di Arzene e originaria di San Lorenzo, il terzo paese del territorio (all’epoca frazione arzenese). I due gruppi di amministratori si riunirono così per una grande foto insieme, che qui vi riproponiamo con al centro i due primi cittadini di allora e sulla sinistra l’attuale sindaco Fulvio Avoledo.
 
«Mi ricordo – racconta Raffin che poi fu prosindaco-vicesindaco e assessore del nuovo Comune – una grande soddisfazione anche alla luce del fatto che pochi mesi prima era stata bocciata la fusione a tre con San Martino». «Fondamentale – sottolinea Maurmair, primo sindaco del nuovo ente di Valvasone Arzene e ora consigliere regionale – fu la spinta popolare dopo il fallimento della fusione a tre: era un progetto che nasceva dal basso, senza imposizioni. C’era grande felicità quella sera». Sullo sviluppo del cammino unitario i due amministratori sono convinti del suo successo. «La fusione ci ha permesso di avere fondi aggiuntivi e impostare economie di scala – analizza Maurmair –, nonché di contare su una macchina amministrativa con un adeguato numero di dipendenti: in tal modo siamo riusciti a fornire servizi ai cittadini che ora, in tempi di crisi e inverno demografico, altre realtà più piccole garantiscono con difficoltà».
 
Anche a livello di rapporti personali dieci anni hanno portato a una maggiore unità. «Eravamo già paesi con molte cose in comune – ricorda Raffin –, dalle scuole al tessuto associazionistico, sino alla collaborazione tra le parrocchie, oltre a essere davvero vicini geograficamente. Ma devo dire che una spinta ulteriore l’ha data il periodo difficile del Covid-19, quando ci siamo scoperti una grande comunità. Basti pensare ai due gruppi di Protezione civile che in questo decennio sono diventati un’unica affiatata realtà».
 
L’ex sindaco di Arzene riconosce che proprio in questo paese, una volta capoluogo, c’è ancora qualche voce critica. «Ma ci sono stati – aggiunge Raffin – molti interventi a favore di Arzene, dal recupero dell’ex municipio allo sviluppo dell’area del parco La Fiorita, senza dimenticare i vantaggi fiscali visto che eravamo un Comune che soffriva particolarmente ne i suoi b ilanci il problema dell’extragettito. E anche a San Lorenzo ci sono stati interventi per la sala comunitaria nelle ex scuole, il campo di calcio e i marciapiedi nuovi».
 
Una fusione che quindi ha funzionato perché aveva molti prerequisiti favorevoli. «Eravamo entità simili a livello sociale e demografico – conclude Maurmair – e che, oltre alla citata e fondamentale spinta popolare verso la fusione, avevano due maggioranze comunali entrambe convinte della necessarietà di dare la parola agli elettori sulla questione». —
 
Fonte Il Messaggero Veneto