La scelta difficile
La scadenza era per il primo consiglio comunale di novembre. Con una settimana di anticipo, il vicesindaco Mara Piccin ha rassegnato le dimissioni da consigliere comunale, come prima di lei gli altri otto componenti della squadra di Alessandro Basso.
«Un atto di generosità a favore della mia città e senso di responsabilità nei confronti dei cittadini, che ringrazio per la fiducia che mi accordano da molti anni, nei confronti del sindaco e della Lega, mi hanno portato oggi a rassegnare le dimissioni da consigliere comunale, per concentrarmi totalmente sul ruolo di assessore e vicesindaco».
La dimissioni sono arrivate non senza dispiacere: «Non nego che sono stata profondamente colpita dalla piega che aveva preso la vicenda, ma faccio amministrazione e politica da parecchi anni. Chi mi conosce sà che non sono persona da telenovele. Ringrazio il mio partito, la Lega, che mi è stata a fianco, supportandomi, in questa decisione».
Piccin è stata consigliere di minoranza, «per 10 lunghi anni a Pordenone nel 2006» e per «8 anni in maggioranza sempre come consigliere». Nel frattempo l’impegno, per tre mandati, da consigliere regionale. «Ora dopo l’elezione, su indicazione del mio partito ho ricevuto dal sindaco le deleghe di assessore e vicesindaco che secondo alcuni accordi politici, avrebbero previsto le mie dimissioni da consigliere.
Dico subito e liberamente che non sono favorevole a questo tipo di impostazione – evidenzia Piccin – anche perché, diversamente dal resto d’Italia, la legge elettorale della regione consente la compatibilità tra consigliere e assessore, anche nei Comuni sopra i 15 mila abitanti. Se il legislatore regionale avesse voluto dare un’impostazione di questo tipo, lo avrebbe fatto recependo la normativa nazionale. Chiarito che non ci sono obblighi legali, ma solo accordi politici, sono a onorare questi con lo spirito pratico che contraddistingue gli amministratori, nell’ottica di un grande lavoro impostato e che ci attende, anche in vista di importanti scadenze, una su tutte, Capitale della cultura».
«Ho già avuto modo di dichiarare in passato che per me le dimissioni da consigliere non sarebbero state un tabù. Semplicemente mi sarebbe piaciuto – chiosa Piccin –, poiché è la prima volta che svolgo un ruolo esecutivo, avere un po’più tempo per inserirmi appieno in un ruolo che, come si può immaginare, è molto impegnativo. Avrei voluto verificare con serenità di essere all’altezza di svolgerlo, in scienza e coscienza». —
Fonte Il Messaggero Veneto
