Prefetti, Giunta e Comuni hanno presentato a Curcio le problematiche legate all’accoglienza

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L’incontro ieri a Palmanova. In regione ospitati 4.100 ucraini

“C’è la necessità di rivedere alcuni meccanismi del sistema dell’accoglienza dei profughi ucraini, perché l’azione messa in campo a livello nazionale corrisponda alle esigenze dei cittadini in fuga dalla guerra”.

Lo ha detto il Capo dipartimento della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio tornato ieri in Regione, dopo la visita del 21 marzo assieme al premier Mario Draghi.

Nella sede della Protezione civile di Palmanova, Curcio ha partecipato alla riunione del Comitato regionale per l’emergenza, spendendo parole molto positive per il quartier generale di Ialmicco. Ha poi annunciato che è in via di definizione l’avviso nazionale per individuare le strutture idonee all’accoglienza diffusa.

Assieme a Curcio, c’erano il governatore Massimiliano Fedriga (in collegamento) e il vicepresidente Riccardo Riccardi, gli assessori regionali Pierpaolo Roberti (Sicurezza) e Graziano Pizzimenti (Infrastrutture), il direttore della Protezione civile regionale Amedeo Aristei, i quattro Prefetti del Friuli Venezia Giulia, i Sindaci dei comuni capoluogo, il Presidente dell’Anci Fvg Favot e i vertici delle Direzioni Sanità, Lavoro, autonomie locali, infrastrutture e territorio, servizio volontariato e prevenzione della Regione.

“Nel caso in cui dovesse riprendere la rotta balcanica, in concomitanza con l’arrivo di cittadini dall’Ucraina, sarà necessario chiedere l’aiuto di altre regioni per l’accoglienza”, ha annunciato il vicepresidente Riccardo Riccardi a margine della visita di Curcio, comunicando i numeri dell’accoglienza. “Buona parte dei profughi ucraini presenti in Friuli Venezia Giulia si appoggia per l’accoglienza a una rete di connazionali che già vivono nella nostra regione. Si tratta di un sistema che non potrà garantire stabilmente nel tempo un’ospitalità di queste dimensioni, per questo bisogna prepararsi a gestire la situazione”.

Riccardi, ripercorrendo i temi trattati nel corso della riunione del Comitato, ha sottolineato che “siamo di fronte a una situazione legata all’incertezza del conflitto bellico. In questo quadro si sta operando per la registrazione delle persone e della loro anagrafe sanitaria, mentre per l’accoglienza viene utilizzato il sistema straordinario che fa capo alle Prefetture e ai Comuni”.

Relativamente alle cifre Riccardi, ricordando come la regione rappresenti nella fattispecie una zona di transito (circa il 60 per cento degli ucraini diretti in Italia è passato per il Friuli Venezia Giulia), ha parlato di circa 4mila profughi presenti nel territorio regionale, la cui maggioranza, come detto, si appoggia per l’accoglienza a una propria rete parentale o amicale che vive in Friuli Venezia Giulia.

“Su questo punto l’obiettivo – ha rilevato l’assessore Roberti – è quello di farsi trovare pronti una volta che questa rete nel corso del tempo si indebolisca, non riuscendo più a garantire l’ospitalità a queste persone, tra i quali va considerato il rilevante numero di minori (il 40 per cento del totale degli arrivi), in qualche caso anche non accompagnati”.

Stessa preoccupazione da parte dell’assessore Pizzimenti, il quale ha rilevato che la domanda di casa da parte dei nuclei familiari provenienti dall’Ucraina potrà diventare sempre più significativa a fronte del protrarsi del conflitto e della precarietà dell’accoglienza garantita dai cittadini ucraini che già risiedono in regione.

Da oggi, poi, sono operativi i team delle organizzazioni di volontariato di Protezione civile attivati dal Dipartimento nazionale per fornire supporto e integrare il dispositivo messo in campo dal Friuli Venezia Giulia nella gestione dei flussi in entrata. Gli operatori di Anpas, Asproc, Cives, Pxp, Swrtt, Agesci, Sipem lavoreranno nei punti di accoglienza ai valichi di confine di Fernetti e Ugovizza, con il coordinamento dei funzionari del Dipartimento già sul posto.

“L’obiettivo è garantire la migliore assistenza ai cittadini ucraini che giungono in Italia, grazie a un puntuale monitoraggio delle città di destinazione e a una prima ricognizione circa eventuali esigenze. Le squadre di volontari svolgeranno, in particolare, attività d’informazione, assistenza alla popolazione e supporto socio-sanitario”, ha precisato Curcio.

Dal 26 febbraio scorso, in Friuli Venezia Giulia i controlli effettuati nei tre valichi di frontiera (Fernetti, Ugovizza e Villesse), sono stati 47.585. “Tutti ne auspichiamo una riduzione – ha detto Riccardi – sarebbe un segnale concreto di una riduzione della tensione in Ucraina”.

“Sono ritornato in Friuli Venezia Giulia per vedere sul posto le problematiche – ha spiegato Curcio -, come sta procedendo l’organizzazione ed è fondamentale parlare con gli operatori che operano in loco”. Curcio ha rilevato come più del 60% delle persone che provengono da zone di guerra passa attraverso le frontiere di terra “quindi il modo in cui si verificano i controlli, si accolgono le persone è un elemento di assoluta rilevanza anche per l’accoglienza che viene fatta nel resto del Paese; è il nostro biglietto da visita”.

“L’impegno costante del volontariato organizzato di Protezione civile – ha detto Curcio – assicura in ogni emergenza una risorsa fondamentale al servizio del Paese. Un sistema che, anche in una crisi umanitaria come questa, sta dimostrando di saper affrontare, con grande competenza e professionalità, i diversi aspetti delle attività a sostegno alla popolazione ucraina”. Dall’inizio dell’emergenza il Dipartimento sta garantendo l’invio di aiuti umanitari sulla base delle richieste giunte al Meccanismo Europeo di Protezione civile, con diverse colonne di aiuti sanitari già partite da Palmanova.

Fonte: Il Friuli