«Non ripartiamo»
Cristian Rigo / udine
Le attività di protezione civile restano, al momento, sospese. Pur considerando un passo avanti positivo il disegno di legge approvato dal governo, i sindaci della Carnia non intendono mollare la presa e, prima di valutare un ritorno alla normalità attendono di poter analizzare nel dettaglio il contenuto della norma che, precisano, il Parlamento può ancora modificare. Come dire, insomma, che è ancora presto per trarre conclusioni. E su molti aspetti i primi cittadini non nascondono di avere ancora dei dubbi a cominciare dal fatto che il decreto legislativo 81/2008 non è stato modificato come chiesto dalle Regioni e dunque sindaci e coordinatori possono essere equiparati ai datori di lavoro o ai dirigenti che come tali sono chiamati a garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro.
La modifica al codice penale
Il disegno di legge votato dal governo agirà infatti sul Codice penale, introducendo il concetto di punibilità «solo per colpa grave» nelle attività di gestione e superamento delle emergenze. Ed è per questo motivo che l’esecutivo ha optato per la formula del disegno di legge, che è canonica quando gli interventi riguardano direttamente il Codice penale, essendo auspicato anche l’intervento del Parlamento.
La responsabilità
Il disegno di legge punta «a chiarire e definire il regime di responsabilità penale applicabile agli operatori, alle autorità e ai volontari nel momento in cui svolgono la loro attività», ha spiegato il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto che, dunque, coinvolge anche i sindaci, «chi lavora nelle catastrofi di tutto deve preoccuparsi tranne che di esporsi o sovraesporsi alla magistratura». Nessuna impunità quindi, ha precisato ma la volontà di «tenere conto della specificità della propria funzione che porta ad assumere decisioni importanti nello spazio di pochi secondi». In buona sostanza la punibilità per lesioni colpose e di omicidio colposo è esclusa se le autorità di protezione civile, quindi anche i sindaci e i dirigenti si sono attenuti alle linee guida e alle buone pratiche in materia. Inoltre, ha precisato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, «nell’accertamento delle eventuali responsabilità si dovrà tenere conto delle condizioni di estrema difficoltà in cui opera la Protezione civile e quindi l’urgenza, e la disponibilità di mezzi, uomini e risorse».
I dubbi sul datore di lavoro
I sindaci però si aspettavano altro. «Veniamo equiparati a datori di lavoro, ma non lo siamo – sottolinea il sindaco di Tolmezzo, Roberto Vicentini – e ci si dimentica del fatto che nel contesto della Protezione civile stiamo parlando di volontari e non di professionisti. Noi cerchiamo di essere ottimisti e guardiamo in modo positivo il disegno di legge, ma non ci dimentichiamo che un nostro collega è ancora sul banco degli imputati e siamo perfettamente consapevoli che al suo posto poteva esserci uno qualsiasi di noi. Il problema è che in Italia aspettiamo le tragedie per attivarci e risolvere le cose. E in questo caso non sappiamo ancora se possiamo sentirci tranquilli visto che da un lato ci viene offerta una tutela penale ma dall’altro restiamo esposti come i datori di lavoro in merito alle responsabilità».
Attività sospesa
Ieri a margine dell’assemblea della comunità montana i sindaci della Carnia hanno discusso anche di Protezione civile, spiega il primo cittadino di Ovaro, Lino Not, «abbiamo deciso di prorogare la sospensione delle attività fino a quando non ci sarà una norma approvata dal Parlamento che ci dia garanzie. Fare valutazioni adesso sarebbe prematuro anche perché dopo i passaggi alla Camera e al Senato potrebbero essere introdotte delle modifiche e dunque è normale attendere».
L’Anci
Per il presidente dell’Anci del Friuli Venezia Giulia, Dorino Favot «è normale che non si possa escludere del tutto la responsabilità però bisogna tenere in considerazione il contesto in cui i sindaci sono chiamati a intervenire decidendo in pochi secondi di fronte a situazioni spesso critiche. Il fatto che si sia scelto di agire soltanto sul codice penale lascia perplessi considerando che la responsabilità nei luoghi di lavoro resta. È una dicotomia che deve essere approfondita». I sindaci vogliono insomma capire dove inizia una e finisce l’altra perché delineare quel confine potrà fare la differenza sul piano giudiziario. —
Fonte Il Messaggero Veneto
