di Christian Seu
La data cerchiata in rosso è quella di venerdì 27 settembre. La mattina, dopo le interpellanze urgenti, la Camera inizierà la discussione della proposta di legge costituzionale che prevede il ripristino delle Province in Friuli Venezia Giulia. Proprio in quanto legge costituzionale, l’articolato proposto dalla Regione necessita della doppia lettura nei due rami del Parlamento: il primo dei due passaggi a Montecitorio era previsto per lo scorso 17 luglio, ma l’ingorgo creato dalla necessità di convertire una sfilza di decreti legge in scadenza, ha costretto l’ufficio di presidenza a rinviare la discussione in Aula, dopo che il testo aveva ottenuto il placet dei componenti della commissione Affari costituzionali, che nell’arco di se mesi di riunioni aveva approvato il provvedimento, pur con una serie di aggiustamenti.
la discussione a fine settembre
Il calendario dei lavori è stato definito ieri dalla conferenza dei capigruppo della Camera. Il senatore Marco Dreosto, segretario regionale della Lega, si era confrontato prima dello stop estivo dei lavori in Parlamento con il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, da cui aveva ottenuto ampie rassicurazioni sulla calendarizzazione dell’analisi del testo «alla ripresa dei lavori, già nelle prime sedute», ha spiegato il coordinatore del Carroccio del Friuli Venezia Giulia. Una promessa mantenuta: il 27 settembre la relatrice della proposta di legge, la deputata bresciana della Lega Simona Bordonali, illustrerà l’articolato prodotto dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e gli emendamenti apportati nel corso della discussione preliminare in commissione.
l’orizzonte del 2026
Dopo il primo via libera dei deputati (che potrebbe arrivare, dunque, già entro fine mese), la discussione si sposterà al Senato per poi tornare – non prima di tre mesi – a Montecitorio. «Considerata l’approfondita analisi della commissione Affari costituzionali della Camera – riflette Dreosto – è facile prevedere che l’omologa commissione del Senato proceda spedita. Facendo un po’ di conti è auspicabile che l’iter in Parlamento si concluda tra la primavera e l’estate. A quel punto se tutto andrà per il verso giusto già nel 2026 si potrà andare al voto per i nuovi enti intermedi», che come prima della riforma del 2016 saranno dunque enti di primo grado, con le urne a designare il presidente della giunta e i componenti del Consiglio provinciale. Servirà una prova di compattezza del centrodestra, specie nella seconda votazione in ciascuno dei due rami del Parlamento: in seconda lettura, infatti, è necessario che il provvedimento passi con la maggioranza assoluta, addirittura di due terzi di ciascun ramo per evitare l’eventuale ricorso al referendum, strada quest’ultima resa invero piuttosto impervia dalle norme (richiesta entro tre mesi, sottoscritta da almeno un quinto dei componenti di una Camera, o da cinque Consigli regionali o, ancora, da mezzo milioni di cittadini).
i piani del centrodestra
La strada parlamentare, insomma, appare tracciata, come conferma anche il deputato leghista Graziano Pizzimenti, che ha seguito in prima battuta il percorso romano della proposta di legge costituzionale che mira a reintrodurre – dieci anni dopo la soppressione – l’ente di collegamento tra Comuni e Regione: «Procediamo secondo il cronoprogramma previsto», indica l’ex assessore regionale. Soddisfazione è espressa anche dal deputato Walter Rizzetto, segretario regionale di Fratelli d’Italia: «È necessario modificare lo statuto della Regione, in modo da reintrodurre gli enti di area vasta, dotati di autonomia politica. Grazie ai colleghi Nicole Matteoni ed Emanuele Loperfido che con me hanno partecipato ai lavori in commissione. Auspico ora un percorso parlamentare breve in modo che la legge possa trovare presto applicazione e si possa dare rappresentanza a cittadini che se l’erano vista sottrarre da governi regionali e nazionali precedenti», scrive in una nota Rizzetto.
la regione attende
«Il fatto che la Camera abbia messo in calendario la discussione della proposta di legge subito dopo la pausa estiva denota un segnale di attenzione nei confronti della nostra regione», commenta soddisfatto l’assessore regionale Pierpaolo Roberti. «Sappiamo che potrebbero esserci altri rinvii, legati sempre all’urgenza della conversione dei decreti e che di mezzo ci sarà anche la Manovra – fa professione di realismo il titolare della delega alle Autonomie locali –, ma siamo tranquilli: i tempi sono quelli previsti, l’obiettivo è portare gli enti intermedi al voto nella primavera del 2026». Prima ci sarà il nuovo passaggio in Consiglio regionale, per definire competenze, legge elettorale e confini delle quattro Province, rispetto ai quali non sono previste sorprese: «Saranno quelli degli attuali Edr», anticipa Roberti. Pollice alto dal capogruppo del Carroccio in piazza Oberdan, Antonio Calligaris, che vede «sempre più concreto il ritorno delle Province, punto cardine dell’azione della Lega».—