Continua il percorso che ci porterà all’appuntamento autunnale con FORUM PA #RestartItalia, durante il quale ci confronteremo anche sugli impatti che l’emergenza sanitaria ha avuto sulla transizione al digitale nel nostro Paese. Transizione che, come sappiamo, non potrà non passare dai dati.
Ne abbiamo parlato con Marina Galluzzo, che ha vissuto la situazione dal lato di chi lavora in un Ente locale. “L’emergenza ha avuto un doppio valore per le PA locali. Da un lato, ha insegnato definitivamente ai Comuni il significato del lavorare sui dati e quali siano le reali opportunità legate al digitale in maniera trasversale, dal dirigente al funzionario, dagli uffici amministrativi a quelli di comunicazione, incrociando tutta la filiera di produzione di servizi pubblici; dall’altra parte, e questo mi ha piacevolmente colpita, è evidente come anche il cittadino oggi abbia cominciato ad abituarsi ad avere un’informazione basata sui dati. Il percorso era già cominciato, seppur timidamente, con le disposizioni sull’accesso civico generalizzato, che pian piano ha portato il cittadino a esercitare il proprio diritto alla conoscenza, educandolo a un regime di informazione permanente”.
Queste le prime considerazioni di Galluzzo, che sottolinea come siano fondamentali questi passaggi per l’innesco del senso di fiducia e responsabilità delle amministrazioni, che ancora oggi si trovano talvolta a pagare lo scotto di un distanziamento troppo evidente con il territorio. “È da considerare che fino ad oggi abbiamo pensato ai dati, spesso, come adempimenti normativi che attenevano a una strategia nazionale o sovranazionale astratta, senza impatti visibili. Se c’è invece qualcosa che questa emergenza ha trasformato, è proprio la percezione dell’importanza della pubblicazione dei dati dentro le città, per le città stesse e le aree limitrofe. Non è mai stato necessario pubblicare in Open Data per il solo scopo di adempiere, questo è chiaro; ma la novità è che adesso cittadini e amministrazioni pubbliche hanno iniziato a vedere concretamente perché, e lo hanno visto proprio sulle dashboard nazionali e territoriali”.
Torna quindi la domanda che ci siamo posti durante l’ultimo Digital Talk: la strategia nazionale dettata dai due documenti del Piano triennale per l’Informatica nella PA 2020-2022 e dalla Strategia Italia 2025 è stata tracciata, in ottemperanza con quanto previsto dalla Data Strategy europea; in più abbiamo le procedure di emergenza che costituiscono oggi i case study da cui partire. Ma cosa succede adesso? Come trasformeremo le buone pratiche in emergenza in comportamenti standardizzati e virtuosi?
“Sono sempre stata convinta che la chiave per portare l’innovazione a un livello di qualità è nel modello organizzativo. Nelle amministrazioni (perlopiù nei Comuni più piccoli, che riguardano però la grande maggioranza dei casi italiani) oggi la guida è affidata a personale che ricopre una quantità tale di funzioni che impediscono di dare priorità trasversali, compresa la transizione al digitale. Pensiamo, ad esempio, alla costituzione dell’ufficio del Responsabile per la Transizione al digitale, questo spesso rimane un obbligo normativo senza strategia, inficiando talvolta sulla bontà quotidiana della pratica, che comprende governance dei dati, formazione, senza dimenticare il potenziamento delle competenze digitali. Adesso abbiamo le norme, gli strumenti e le pratiche per capire come guidare queste ultime verso l’era della trasversalità del dato, sappiamo che non sarà un processo breve o senza budget, ma la strada è giusta e non dobbiamo dimenticare le lezioni apprese da questa forte esperienza”.
E conclude Galluzzo: “Credo che oggi nei Comuni, tutti dall’organo politico alla dirigenza, dagli uffici di line a quelli di staff, siano chiamati a gestire con senso di responsabilità e comunione d’intenti, un processo – quello dell’apertura dei dati – che presenta tutti i requisiti per integrarsi, in tempi brevi, nelle funzioni proprie di ogni pubblica amministrazione”.
(fonte www.forumpa.it)