di Maurizio Cescon
Un tesoretto di 6 milioni di euro. Tanto vale la tassa di soggiorno che i turisti, italiani o stranieri, versano nelle casse dei Comuni regionali che la applicano. Questo il risultato più significativo dello studio della Fondazione Think Tank Nord Est che ha esaminato i vari bilanci comunali. Ma sull’imposta, che è stata introdotta a livello nazionale una dozzina di anni fa ed è stata ampliata e modificata più volte, si sta accendendo un dibattito importante, visto che il governo, secondo indiscrezioni non smentite, si starebbe apprestando a “potenziare” la tassa, rendendola obbligatoria in tutti i Comuni e aumentandone i parametri tariffari. Ipotesi che non piace affatto alle associazioni di categoria, in primis Federalberghi, che si è detta contraria anche alla luce del particolare contesto che vive oggi il turismo.
i dati del friuli venezia giulia
Si attesta sui 6 milioni il gettito dell’imposta di soggiorno nei Comuni del Friuli Venezia Giulia. Nel 2023 – si legge nel report di Think Tank Nord Est – è stato registrato il livello più alto di introiti: si tratta di un dato record, con una crescita del 17,3% rispetto al 2022, quando nelle casse comunali finirono 5,1 milioni. L’aumento del gettito è determinato dal trend positivo del movimento turistico in regione, ma anche dalla crescita del numero dei Comuni nei quali si paga l’imposta. Infatti, nel 2023 è stata introdotta a Tarvisio, Muggia, Cividale e Palmanova, portando il totale dei municipi a quota 14 (a Duino Aurisina è stata sospesa dal 2020 e non più riattivata, mentre a Udine e probabilmente a Gorizia sarà introdotta a partire dal 2025). Nel corso del 2023, il maggiore gettito è stato rilevato a Trieste con 2.148.000 euro, in crescita del 27,1%. La performance del capoluogo ha determinato il sorpasso nei confronti di Lignano, che ha comunque evidenziato un aumento degli introiti dell’1,8% sul 2022, incamerando in totale 2.136.000 euro. Anche Grado mostra un trend positivo (+5,3%), superando di molto il milione di euro. Tarvisio, nel primo anno di applicazione dell’imposta, ha messo insieme circa 186 mila euro di introiti, mentre Palmanova 143.560. A Forni di Sopra le risorse raccolte attraverso l’imposta di soggiorno sono appena inferiori ai 63 mila euro, mentre a Muggia oltre 55 mila e ad Arta Terme poco meno di 51 mila. Per quanto riguarda il gettito 2024, secondo le cifre riportate nei bilanci di previsione, si stima un incasso di quasi 5,8 milioni di euro. «Tuttavia – spiegano i ricercatori della Fondazione – , in fase di rendiconto si potrebbero superare i 6 milioni, perché i Comuni indicano spesso importi prudenziali nei bilanci preventivi». I proventi maggiori interessano Lignano e Trieste, con 2 milioni di euro di introiti, mentre a Grado la previsione è di 1 milione. Tarvisio dovrebbe incassare 210 mila euro, Aquileia 145 mila, Forni di Sopra e Muggia 80 mila, Cividale poco più di 70 mila. Importi più contenuti riguardano gli altri Comuni che hanno introdotto l’imposta: 46 mila euro preventivati a Palmanova, 35 mila ad Arta Terme, 33 mila a Forni Avoltri, 30 mila a Sutrio, 24 mila a Ravascletto e 23 mila a Sauris.
presenze oltre quota 10 milioni
«Il turismo è un settore importante per l’economia del Friuli Venezia Giulia – spiega Antonio Simeoni, vice presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – e negli ultimi anni il movimento turistico è cresciuto fino a superare la soglia dei 10 milioni di presenze. Le risorse raccolte dai Comuni con l’imposta di soggiorno, attraverso gli operatori turistici, sono fondamentali per garantire servizi di qualità sul territorio e vanno quindi utilizzate per gestire in maniera efficiente e sostenibile il sistema di accoglienza, oltre che per sviluppare l’attrattività delle destinazioni stesse, stimolando al tempo stesso gli investimenti delle imprese. Laddove l’impiego delle risorse viene concordato con gli operatori, l’imposta di soggiorno diventa uno strumento prezioso a beneficio dei residenti, delle imprese e dei turisti stessi».
la possibile rimodulazione
L’imposta di soggiorno potrebbe essere estesa a tutti i Comuni che vorranno applicarla (non solo ai capoluoghi o a quelli turistici o considerati città d’arte). In più potrebbe essere rimodulata: si parte da un importo fino a 5 euro nel caso di costo del pernottamento inferiore a 100 euro, il contributo sale fino a 15 euro se il prezzo è compreso tra 100 e 400 euro, aumenta a 20 euro se non è inferiore a 400 euro e fino a 750 e si sale a un massimo di 25 euro al giorno negli alberghi extralusso (oltre 750 euro a notte). Lo prevede una norma, ancora in fase di bozza, che potrebbe essere inserita in un prossimo decreto, in tempi brevi, del governo. È stabilito anche che gli incassi vengano destinati non solo a interventi nel settore del turismo ma anche a raccolta e smaltimento dei rifiuti. A oggi il contributo viene applicato da poco più di 1.200 Comuni sui 7.900 presenti in Italia. La mossa governativa, come detto, registra la contrarietà delle associazioni del settore, che chiedono all’esecutivo di tornare sui propri passi. Dopo che si sono avviate le polemiche il Ministero del Turismo rende noto che «non si sono ancora concluse le interlocuzioni con le associazioni di categoria e gli altri attori istituzionali in vista di una possibile proposta di modifica della disciplina dell’imposta di soggiorno». Il Mitur sottolinea: «Il dialogo proseguirà a settembre».
Fonte Il Messaggero Veneto