A Udine, Gemona e Cividale presidi territoriali di salute
Chiara Dalmasso
Dal 1° dicembre l’assistenza sanitaria di prossimità avrà un unico punto di riferimento: le Case della comunità. Presidi territoriali per la salute dei cittadini, in Friuli Venezia Giulia tre delle nuove strutture previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono pronte a partire.
le strutture
Presentate ieri mattina al Santa Maria della Misericordia, le prime tre Case della comunità avranno sede a Udine, al distretto sociosanitario di via San Valentino, all’ospedale di Gemona e a Cividale, provvisoriamente in uno spazio del nosocomio, finché non sarà completo il padiglione dedicato, in costruzione. Oltre a queste tre, le cui attività partiranno a brevissimo, sono previste altre sei Case della comunità principali (Hub), situate a Codroipo, Latisana, Palmanova, San Daniele, Tarcento e Tarvisio e altre quattro ulteriori strutture periferiche (Spoke) posizionate nelle località di Cervignano, Manzano, Tavagnacco e Zugliano. La soddisfazione nelle parole dei sindaci dei primi tre comuni coinvolti: «Considerati i numeri sull’invecchiamento della popolazione – ha detto il primo cittadino di Udine, Alberto Felice De Toni –, strutture come queste sono fondamentali perché mettono a disposizione tanti servizi». A fargli eco, Roberto Revelant, sindaco di Gemona, che si è detto «disponibile a lavorare insieme all’Asufc per migliorare» e Catia Brinis, delegata alla sanità di Cividale, che ha sottolineato come «le nuove strutture sgraveranno il pronto soccorso di Udine».
la finalità
All’interno di ogni Casa i cittadini troveranno medici, infermieri di comunità, riabilitatori, assistenti sociali, psicologi, personale amministrativo e altri operatori sanitari che operano in maniera integrata e multi-disciplinare, per fornire risposte ai bisogni sanitari non urgenti delle persone, alle loro necessità socio-sanitarie e per aiutarle ad accedere ai servizi amministrativi, come prenotazioni di visite ed esami e anagrafe sanitaria.
i servizi
Le Case della comunità, così, accorperanno in una sola struttura diversi servizi, al fine di razionalizzare e semplificare il sistema sanitario territoriale. Al Punto unico di accesso (Pua) sarà possibile ricevere tutte le informazioni e le indicazioni sull’offerta, che comprende per esempio l’Assistenza domiciliare (servizio infermieristico e servizio riabilitativo). All’interno di ogni Casa saranno presenti infermieri di comunità, ambulatori per le cure primarie con un medico 24 ore su 24, sette giorni su sette, e ambulatori delle cronicità, dedicati ai pazienti affetti da patologie croniche, come diabete, demenze o patologie oncologiche. Ci sarà anche un punto prelievi e tutta la specialistica ambulatoriale per la cronicità, per gestire diagnosi e cura di primo accesso, controlli periodici e servizi di telemedicina. I cittadini, poi, potranno contare sulle Case di comunità per il Centro unico di prenotazione (Cup), l’anagrafe sanitaria e l’ assistenza protesica, dove potranno richiedere informazioni e ottenere le autorizzazioni per la fornitura di ausili in convenzione. —
Coinvolte anche le associazioni di volontariato e la collettività Il direttore dell’Asufc, Caporale: «Luoghi per risposte immediate».
L’assessore Riccardi: «Un passo significativo per la riorganizzazione dell’assistenza sanitaria»
«Un passo altamente significativo per l’applicazione del Decreto ministeriale 77 del 2022, che riorganizza l’assistenza sanitaria territoriale in Italia»: l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi esprime soddisfazione per l’avvio delle prime tre Case della comunità, che aiuteranno, «a fronte di una crescente inappropriatezza della domanda di salute», a intercettare meglio i flussi. E a chi chiede la riapertura degli ospedali cittadini chiusi da tempo, Riccardi risponde così: «Sono servizi che oggi non possono più funzionare, soprattutto in un’epoca come questa, in cui i mutamenti della società ci impongono di lavorare sulle cronicità più che sull’acuzie».
La sfida della messa in piedi delle Case della comunità è stata accolta con serietà e professionalità dall’Azienda sanitaria del Friuli centrale (Asufc), rappresentata nella conferenza stampa di ieri mattina dai direttori generale e sanitario, rispettivamente Denis Caporale e David Turello. «Le nuove strutture rappresentano l’impegno che questa azienda ha preso nei riguardi delle linee annuali e della Regione, ma soprattutto dei cittadini e del territorio – osserva Caporale –.
Le Case della comunità saranno luoghi vicini alle persone, dove queste ultime troveranno risposta immediata ai loro bisogni non urgenti, con servizi sanitari e sociali per la prima volta in un unico contenitore».
Un ruolo centrale, peraltro, lo avranno anche le associazioni di volontariato e la collettività tutta: «Si tratta di un modello nuovo di integrazione di servizi che prima non erano collegati tra loro».
Unita alla soddisfazione di Caporale, quella di Turello, che affronta la vexata quaestio del personale: una delle critiche preventive più diffuse in relazione all’attivazione delle nuove strutture riguarda proprio il rischio che manchino medici, infermieri e personale sanitario e amministrativo: «Ovviamente, se partiamo il 1° dicembre con tre Case della comunità, è evidente che per la loro attivazione il personale c’è». Va detto, però, che a Udine non tutti i servizi partiranno a pieno regime: «L’ambulatorio della cronicità, per esempio, si attiverà in versione ridotta – precisa Turello – ma la dotazione sarà poi adeguata all’impegno necessario». I servizi di base, d’altro canto, «possono essere già ritenuti sufficienti e a breve partiranno pure le campagne informative per rendere i cittadini partecipi di tutte le novità».
Fondamentale, per l’avvio delle strutture territoriali, il ruolo dei distretti sanitari, rappresentati dai direttori Angela Panzera per il Friuli centrale, Anna Paola Agnoletto per Cividale e Gianni Borghi per il Gemonese: «Coordinatori di un lavoro di squadra a 360 gradi che ha consentito la realizzazione di questo progetto fondamentale per uniformare l’offerta sanitaria del territorio regionale» ribadiscono all’unisono tanto l’assessore quanto i due direttori di Asufc.
«La struttura di via San Valentino a Udine cambierà – dice Panzera – garantendo servizi nuovi a disposizione dei cittadini: un grazie al personale che in questi mesi ha continuato a lavorare nonostante le modifiche in corso». Da Cividale, Agnoletto spiega che «per il nuovo padiglione, dedicato alla Casa della comunità, ci vorranno ancora alcuni mesi, ma la struttura, nel frattempo, verrà realizzata all’interno dei padiglioni già esistenti». Infine, dal Gemonese, Borghi sottolinea i tre aspetti delle nuove Case di comunità: «Accessibilità, visibilità e centralità, queste le parole d’ordine delle strutture».—
c.d.
Fonte Il Messaggero Veneto
