Fronte del no in Carnia, ancora ferme le squadre
Tanja Ariis / TOLMEZZO
All’unanimità i sindaci della Carnia hanno deciso di tenere ancora ferme le squadre di Protezione civile comunali. Attendono infatti una legge dal Parlamento che risolva davvero il nodo della responsabilità come datori di lavoro che li vede sul banco degli imputati nel caso in cui durante le attività di protezione civile accada qualcosa.
Al momento la norma al vaglio non sembra essere convincente in tal senso e i primi cittadini si sentono già scottati da quanto avvenuto al collega di Preone, Andrea Martinis, e al coordinatore del gruppo comunale di Protezione civile del comune carnico, Renato Valent, i quali dopo morte del volontario Giuseppe De Pauli il 29 luglio 2023 a causa della caduta di un ramo, mentre era impegnato nel monitoraggio del territorio dopo un’ondata di maltempo, sono a processo per il reato di omicidio colposo e per aver disatteso gli obblighi previsti dalla norma sui datori di lavoro.
I sindaci della Carnia sono a fianco di Martinis a ogni udienza. Il presidente della Comunità di montagna della Carnia, Ermes De Crignis spiega: «Abbiamo ritenuto come sindaci della Carnia di assumere una posizione unitaria in merito alla sospensione delle attività della Protezione civile alla luce del disegno di legge approvato dal governo. In supporto al sindaco di Preone noi rimaniamo fermi sulla nostra posizione. Seguiamo tutto quello accede sia sul fronte processuale per il sindaco di Preone, sia sul fronte dell’iter della norma in Parlamento. Noi non siamo datori di lavoro e non è corretto considerarci tali, siamo già gravati da mille responsabilità. Andiamo avanti come sindaci tutti compatti e assieme chiediamo che sia risolto il problema. In altre regioni, per una serie di meccanismi la responsabilità non grava così pesantemente sui sindaci».
Fino all’approvazione della norma a Roma, i Comuni continueranno nella sola formazione dei volontari delle squadre di Protezione civile, come chiesto anche dal sindaco di Arta Terme, Andrea Faccin. Anche per il sindaco di Tolmezzo, Roberto Vicentini, i sindaci non possono essere equiparati a datori di lavoro. Ed è importante che la situazione venga risolta al più presto per non correre il rischio di perdere i volontari. Il sindaco di Ampezzo si dichiara preoccupato dalla norma in itinere, che non fornirebbe garanzie di risolvere il problema e sottolinea la necessità che tutti i sindaci siano compatti e uniti mantenendo il blocco delle attività della Protezione civile fino all’approvazione di una norma che dia garanzie ai sindaci e ai volontari stessi.
«Vogliamo vedere bene che legge – afferma – uscirà dal Parlamento e studiarla bene coi nostri consulenti tecnici perché i sindaci vanno salvaguardati in queste situazioni. Altre regioni non prendono a cuore la nostra battaglia perché loro hanno sistemi che non addossano tutta la responsabilità sui sindaci, ma attraverso consorzi e altre formule c’è una graduazione della responsabilità, che tocca solo in piccola parte i sindaci. Il prossimo anno ricorreranno i 50 anni dal terremoto e voglio vedere che norma ora ci daranno. Non cederemo, perché la vicenda del sindaco di Preone ci ha già molto scottati. E anche se riceviamo pressioni per far ripartire le nostre squadre, ma non le riattiveremo fino a vere risposte».
Il procedimento penale a carico di Martinis e Valent è in corso nel tribunale di Udine. Sono cominciati a sfilare i testi chiamati da accusa (il pm Andrea Gondolo) e difesa (gli avvocati Andrea Ghidini e Alessandro Franco) per ricostruire i contorni della vicenda nel dettaglio. Il giudice Daniele Faleschini Barnaba ha aggiornato il processo all’11 dicembre. —
Fonte Il Messaggero Veneto
