Trentotto Comuni rischiano di perdere la classificazione di località montana

Mantenere lo status consente di accedere a specifici contributi 

Giacomina Pellizzari / udine
 
In Friuli Venezia Giulia trentotto comuni rischiano di perdere la classificazione di montani o parzialmente montani. Si tratta di Montereale Valcellina, Nimis, Tarcento, Maniago, Prepotto, San Dorligo della Valle, Trieste, Gorizia, Arba, Artegna, Capriva, Cavasso Nuovo, Cividale del Friuli, Cormons, Doberdò del Lago, Dolegna, Duino Aurisina, Fanna, Fogliano Redipuglia, Magnano in Riviera, Monfalcone, Monrupino, Mossa, Muggia, Pinzano, Povoletto, Ronchi dei Legionari, Sagrado, San Floriano del Collio, San Lorenzo Isontino, Savogna, Sequals, Sgonico, Spilimbergo, Vajont e Vivaro. A questi vanno aggiunti San Leonardo e San Pietro al Natisone per i quali, però, l’assessore regionale alla Montagna, Stefano Zannier, auspica di ottenere una deroga. «Sono due realtà al limite – ripete l’assessore – che meritano di essere salvate». La mappa è stata compilata, ieri, alla conclusione del confronto a distanza tra tutti gli assessori regionali alla Montagna e il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli.
 
La legge
 
Il caso è scoppiato con l’applicazione della legge sulla montagna e la definizione dei nuovi criteri di riclassificazione dei comuni montani. Al momento le maglie sono piuttosto larghe, tant’è che nell’elenco sono comprese diverse realtà di pianura e marine che con la montagna hanno poco a che fare. Mantenere lo status di comune montano significa poter usufruire non tanto di specifici contributi che possono essere concessi comunque dalle Regione, quanto della defiscalizzazione riconosciuta in particolare alle aziende presenti in quei territori. Tre i criteri al centro del contendere. Il primo stabilisce che un Comune deve avere il 25 per cento di superficie sopra i 600 metri e il 30 per cento con almeno un 20 per cento di pendenza. In alternativa, può bastare un’altimetria media superiore a 500 metri o più bassa per i Comuni “interclusi”, ovvero quelli interamente circondati da Comuni che rispondono a uno dei primi due criteri. Tra questi ultimi c’è sicuramente Amaro.
 
L’assessore
 
«Dopo aver fatto bene i conti – conferma Zannier – mi sento di dire che per i nostri comuni montani la situazione non è particolarmente grave: la maggior parte risponde al requisito della pendenza e quindi, se le regole resteranno quelle appena proposte, conserveranno il loro attuale status. A fronte di trentotto possibili esclusioni, sono abbastanza fiducioso di riuscire a trovare una strada da percorrere per evitare di perdere San Leonardo e San Pietro». Sugli altri trentasei comuni a rischio Zannier non si sbilancia anche se concorda che non si tratta di vere e proprie località di montagna. «Potranno sempre accedere a linee di finanziamento alternative, non ultima quella riservata alle aree interne. Non possiamo certo dire che i comuni situati in riva al mare risulteranno svantaggi se usciranno dal gruppo dei montani. Questo non mi sembrerebbe corretto».
L’esito del confronto Il confronto di ieri si è concluso con l’impegno assunto dalle Regioni italiane di «arrivare all’approvazione di un documento unico, condiviso, coerente con la norma. Se tale obiettivo verrà meno – sottolinea Zannier – lo Stato deciderà come meglio crede. Riprenderà in mano la proposta già avanzata, frutto di un’analisi tecnica e non di una scelta del ministro». —