Assemblee di comunità territoriale «Così daremo più voce ai cittadini» 

Dai consigli di quartiere alle assemblee di comunità territoriale. È la svolta che l’attuale amministrazione comunale vuole imprimere per aumentare la partecipazione della cittadinanza alla governance dei luoghi. Ieri sera il sindaco Alberto De Toni e l’assessore Rosi Toffano, moderati dal giornalista del Messaggero Veneto Christian Seu, hanno presentato al Teatro Palamostre, davanti a una platea di quasi 300 persone, i quattro modelli messi a punto per dare un nuovo volto ai quartieri. Un’assemblea pubblica intitolata, non a caso, “Insieme partecipiamo”. «Le ex circoscrizioni erano mini consigli comunali di tipo politico – ha ricordato De Toni – a noi preme far partecipare attivamente i rappresentanti di una scuola, di un’associazione, di un’università della terza età. La nostra intenzione è prendere ciò che già c’è nei quartieri a livello istituzionale e associativo, e ampliare il concetto di democrazia. Non lo facciamo perché ci piacere cambiare – ha precisato – ma per migliorare. E non lo vogliamo fare da soli: stiamo coinvolgendo le opposizioni perché ci interessa giungere a una convergenza unitaria, stiamo ascoltando chi opera nei quartieri e, con questa assemblea, abbiamo dato voce ai cittadini».

I 4 MODELLI

L’assessore Toffano ha aperto l’incontro parlando dei quattro modelli: le assemblee di comunità territoriale, la consulta delle associazioni per aree tematiche, le assemblee civiche tematiche, le assemblee di comunità territoriale con tavoli tematici. «Abbiamo iniziato aprendo un dialogo con quelle città che hanno già messo a punto un’organizzazione partecipativa di gestione dei quartieri come Bergamo, Milano e Reggio Emilia – ha ricordato Toffano –. I modelli già vissuti a Udine, in parte falliti, hanno previsto una nomina dall’alto, di stampo politico. Noi abbiamo voluto seguire la filosofia della partecipazione dal basso, facendo leva su competenze, esperienze, capacità di residenti, comitati, associazioni».

LA TESTIMONIANZA DI BERGAMO

L’esperienza di Bergamo è stata raccontata dall’assessore Giacomo Angeloni, collegato in videoconferenza, che con le reti di quartiere è riuscito a coinvolgere oltre 3 mila persone nella gestione dei territori. «Siamo arrivati a 23 reti, una per ogni zona della nostra città. Strumenti liberi, spontanei, apartitici, che operano con continuità con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei quartieri. Realtà a cui il Comune partecipa attraverso i cosiddetti operatori di quartiere, tecnici che hanno il compito di facilitatori e di organizzare le modalità di funzionamento delle reti», ha sintetizzato l’assessore.

LE ASSEMBLEE

I modelli più apprezzati dal pubblico in sala sono stati il numero 1, le assemblee di comunità territoriale, e il 4, le assemblee di comunità territoriale con tavoli tematici. «Sono assemblee delle associazioni del territorio che favoriscono la partecipazione attiva dei cittadini – ha spiegato Toffano –. L’ipotesi è di avere un’assemblea per ogni quartiere o per ogni ex circoscrizione, con la scelta di un coordinatore che riferisce direttamente all’assessore». Un modello che prevede la figura del facilitatore, assegnandogli una funzione di aggregatore e di “costruttore” di un gruppo trainante per l’attività di ogni zona, oltre alla gestione di eventuali conflitti. L’ipotesi 1 evoluta diventa la 4, con l’introduzione di tavoli tematici nelle assemblee. «Si tratta i modelli flessibili, non rigidi», ha chiarito Toffano.

GLI SPUNTI DEL PUBBLICO

Numerosi gli interventi del pubblico. C’è chi ha chiesto maggiore spazio per i cittadini e meno per le associazioni, chi ha richiamato la legge regionale sull’economia solidale, chi si è domandato come poter coinvolgere di più i giovani. Tema molto dibattuto è stato quello del bilancio partecipativo, con il sindaco De Toni che ha voluto lasciare una porta aperta sul suo avvio prima della fine della legislatura. Qualcuno ha invitato la maggioranza a fare sintesi: «Faremo tesoro delle vostre osservazioni – ha chiuso il sindaco – poi passeremo per gli organi che la nostra democrazia ci ha assegnato, commissione e consiglio, e decideremo». —

di Alessandro Cesare

Fonte Il Messaggero Veneto