Giulia Basso
Una lettera d’intenti tra 17 Comuni del Carso italiano e sloveno, con l’obiettivo di unirli in un’unica entità, a ribadire come un confine arbitrariamente tracciato non possa tenere diviso un territorio che è un unicum per le sue caratteristiche morfologiche, geologiche, naturalistiche ed enogastronomiche, per le sue potenzialità così come per le sue fragilità.
Ieri a Trieste, nel palazzo della Regione, in presenza dell’assessore regionale alle autonomie locali Pierpaolo Roberti e di due ministri della vicina Repubblica di Slovenia, Aleksander Jevšek, per la coesione, e Matej Arcon, per gli sloveni all’estero, è stato compiuto il primo atto in direzione della costituzione del Gect Kras-Carso, una piattaforma congiunta per la messa a punto di strategie comuni sul fronte ambientale, turistico e di protezione del territorio, con l’obiettivo di attrarre finanziamenti – a partire da quelli europei – per farlo crescere in modo sostenibile, al di qua e al là del confine.
Il nuovo Gect – Gruppo europeo di cooperazione territoriale, la cui costituzione era l’obiettivo principale del progetto interreg Kras-Carso II, finanziato con un budget Fesr di 3,5 milioni di euro, coprirà gran parte del territorio definito Carso Classico: i Comuni che, con i propri sindaci, hanno sottoscritto ieri la lettera d’intenti sono quelli di Divaca, Hrpelje-Kozina, Komen, Miren-Kostanjevica, Sežana, Trieste, Muggia, Duino Aurisina, San Dorligo della Valle, Monrupino, Sgonico, Monfalcone, Ronchi dei Legionari, Sagrado, Savogna d’Isonzo, Fogliano-Redipuglia, Doberdò del Lago.
Diventerà il terzo Gect a livello regionale: esistono già il Gect euregio senza confini, che riunisce le regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto e Carinzia, e, più simile come conformazione, il Gect Go, che unisce i comuni di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba.
«Sono 17 Comuni accomunati da un territorio carsico che non vede confini, con peculiarità simili e opportunità di crescita non solo per il Carso, ma più diffusamente per il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia – è la precisazione di Roberti -. La forte crescita dal punto di vista economico e turistico che vede l’area triestina fare da traino potrà così diffondersi su tutto il territorio, inclusa l’area carsica, che va valorizzata turisticamente e preservata, perché ormai sappiamo bene quanto il cambiamento climatico possa metterla a rischio». Roberti evidenzia come vi sia «la massima sintonia su questo fronte con i rappresentanti del governo sloveno, con l’auspicio che questo nuovo soggetto possa trarre esempio dal Gect Go, che ha compiuto un importante lavoro finora portando a casa un risultato di prestigio come Go!2025».
Per il ministro Jevšek si tratta di una «giornata storica per entrambi i Paesi e le popolazioni, perché è un punto di partenza per lo sviluppo futuro e uno stimolo per nuove collaborazioni sul fronte della protezione civile, che già hanno funzionato in passato per far fronte a situazioni d’emergenza». Sulla stessa linea il collega Arcon, che ricordando quanto realizzato con il Gect Go si augura che anche in questo caso il Gect si dimostri in grado di produrre progetti per portare sviluppo e innovazione da entrambi i lati del confine.
A fare da anello tra le due parti, quella italiana e quella slovena, ci pensa il Gal Carso, con il suo presidente David Pizziga, che tenendo ben presente la sfida di «riunire a un tavolo 17 teste diverse», ha raccontato quelli che saranno gli obiettivi che guideranno questo nuovo soggetto, che sarà composto per la metà da esponenti dei Comuni italiani e per il restante 50% da esponenti dei Comuni sloveni. A partire dal supporto alla candidatura Unesco del Geoparco del Carso, per proseguire con la valorizzazione di un territorio dalla storia milionaria, ricco di biodiversità e di prodotti tipici di alta qualità, che però ha bisogno di essere protetto per evitare il ripetersi di catastrofi naturali come gli incendi di due estati fa.
Quanto alla roadmap per la costituzione del nuovo Gect, il piano è quello di arrivare al nulla osta dei Comuni entro fine aprile, per poi passare all’approvazione da parte dei due Governi e del Parlamento europeo.