Comuni senza personale

Mattia Pertoldi / udine

Mancanza di personale nei Comuni, specialmente in quelli più piccoli. Poca, oppure scarsa, attrattività dei concorsi pubblici cui sempre più spesso partecipano quasi esclusivamente dipendenti già inseriti nel Comparto unico regionale e cronica diversità di vedute su aggregazioni di Municipi e servizi.

Tutti ingredienti, questi, inseriti nel miscelatore di polemiche che ha animato ieri la seduta della V Commissione consiliare in cui, su iniziativa della dem Manuela Celotti, sono stati ascoltati prima di tutto i vertici dell’Anci regionale e quindi, anticipando il dibattito, le proposte dell’assessore alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti. In uno scenario in cui da inizio millennio il Comparto unico ha visto perdere oltre 2 mila dipendenti, il coordinatore regionale della Consulta per i piccoli Comuni dell’Anci, Franco Lenarduzzi, ha immaginato l’idea di una scuola di formazione per la pubblica amministrazione, con l’attivazione di corsi-concorso per ridurre i tempi delle assunzioni.

Il segretario generale dell’Anci, Alessandro Fabbro, ha invece ricordato, come accennato, che gli attuali concorsi, vengono scelti quasi sempre da chi ha già un lavoro nel Comparto unico e che non è raro che un dipendente entri in un Comune, ma lo lasci dopo pochi mesi perché vince un altro bando. Magari in Regione. Il presidente di Anci, Dorino Favot, ha poi auspicato di poter di utilizzare i concorsi regionali anche per la copertura di posti nei Comuni, specie minori, in difficoltà nell’organizzazione dei bandi.

Roberti, da parte sua, ha voluto ricordare sia quello che ha messo in campo la Regione – a partire dall’aver eliminato i tetti di spesa per i Comuni – sia le possibili ulteriori soluzioni da adottarsi da qui ai prossimi anni. «Il concorso unico Regione-enti locali – ha spiegato l’assessore – lo abbiamo già attivato e rimarrà centrale a condizione, tuttavia, che vi partecipino tutti, o quasi, i Comuni. In questo caso, infatti, se un dipendente viene destinato a un Municipio e decide di non andarci a lavorare esce dalla graduatoria. Ma se ci sono Comuni che, magari per curare il proprio orticello, bandiscono concorsi autonomi allora ci sarà sempre una possibile alternativa». Fondamentale, per Roberti, sarà poi la scuola di formazione regionale. «Contiamo di metterla in funzione entro fine anno – ha chiosato – in modo tale non soltanto di dotarci di un nuovo strumento, ma di poterla anche utilizzare per andare all’interno degli istituti scolastici oppure delle università a presentare le possibilità di carriera nel pubblico». E se a breve «partirà una campagna di comunicazione volta a incentivare l’aspirazione a lavorare nel Comparto unico come occasione di crescita professionale e umana a favore delle proprie comunità», Roberti ha anche invitato i sindaci a utilizzare le forme di messa a sistema dei servizi previste dal centrodestra: essenzialmente Convenzioni e Comunità.

Parole, queste, che non hanno convinto le opposizioni. Secondo Celotti, ad esempio, «bisognava uscire dalla Commissione con un chiaro impegno a risolvere i problemi dei Comuni più piccoli e più in difficoltà». Quello che si è visto, invece, «è un generale riconoscimento delle problematiche, ma tiepide proposte sulle soluzioni. È necessario potenziare le premialità per i dipendenti che lavorano nei Comuni più piccoli, e dobbiamo premiare chi mette a servizio di più enti le proprie competenze, integrando i salari orari».

Un’altra dem, Laura Fasiolo ha sostenuto che «occorrono incentivi per invertire le crisi di organico», mentre Francesco Martines pensa ad «aggregazioni di funzioni e servizi fra enti minori attorno a Comuni strutturati dal punto di vista amministrativo e aumenti interessanti per gli stipendi» dei dipendenti del pubblico impiego. «Ben venga la proposta fatta dall’assessore – hanno poi spiegato i consiglieri del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg Marco Putto ed Enrico Bullian – di istituire corsi-concorsi, ovvero la possibilità di formare i futuri dipendenti che poi possano gestire gli uffici comunali» e hanno auspicato anche «stipendi adeguati alle responsabilità che oggi richiede la pubblica amministrazione». Al contempo, però, «in vista dell’annunciata reintroduzione delle Province dovranno essere previsti uffici appositi che vadano incontro ai piccoli Comuni per seguire con personale dedicato le incombenze dei territori che non riescono a farsene carico».

Duro infine, il consigliere di Open-Sinistra Fvg, Furio Honsell, per il quale «un dato è chiaro: la riforma Roberti-Fedriga è stata fallimentare perché non sono i soldi che mancano, anzi gli avanzi di amministrazione inutilizzati dei Comuni crescono, ma non c’è alcuna strategia». —

Fonte Il Messaggero Veneto