MOBILITA’

Dalle Commissioni Lavori pubblici ed Affari costituzionali del Senato riunite in seduta congiunta via libera al pacchetto di emendamenti proposto dall’Anci al DL semplificazione e condiviso con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e dell’Interno.
Il testo, oggi all’esame dell’Aula, rappresenta un primo passo sostanziale verso una mobilità realmente nuova che va nella direzione auspicata, ossia la progressiva equiparazione, almeno sulle strade urbane e in parte di quelle extraurbane, tra due e quattro ruote, nel solco di quanto già avviene in molti Paesi europei.

Nelle nuove “Strade urbane ciclabili”, le bici a determinate condizioni di velocità (30 o meno) hanno la precedenza sui veicoli a motore. Un esempio già in corso di realizzazione in alcune delle più grandi città italiane – come Torino o Milano – riguarda i cosiddetti “controviali” che diventano vie ciclabili.

I Comuni possono realizzare le cosiddette “Zone scolastiche”, un grande passo avanti rispetto alle attuali zona 30, aree prive di automobili che delimitano le scuole per una maggiore sicurezza.
Anche per quanto concerne la “Corsia ciclabile”, si assiste ad un progresso rispetto al Dl rilancio, poiché ora è possibile su tutte le strade e non solo su quelle urbane. Tale previsione si va ad aggiungere alla “Casa avanzata” già prevista nel DL Rilancio come linea di arresto per le bici in posizione avanzata rispetto agli altri veicoli. Anche il doppio senso ciclabile su strade a senso unico è possibile sull’apposita corsia a sinistra tratteggiata, un modo “evidente” per aiutare i cittadini e gli automobilisti soprattutto ad un graduale cambio culturale.
Più telecamere per ZTL e autovelox fissi, per governare la sostenibilità anche ambientale e la sicurezza stradale.

Questi alcuni dei temi più rappresentativi. Naturalmente rimane ancora molto da fare sia sul piano normativo che su quello tecnico e tra le criticità maggiori c’è la gestione della circolazione promiscua sulle corsie preferenziali bus + bici. La norma consente la condivisione – salvo casi puntuali – con almeno 4,30 metri di larghezza a disposizione, e quindi non risulterebbe realizzabile nella stragrande maggioranza dei casi.
Si tratta quindi di un primo risultato per i Comuni su cui lavorare tutti insieme per cambiare passo alle nostre città.

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