Nei Comuni manca il 30% del personale: nelle piccole realtà servizi a rischio

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L’Anci: «Gli uffici tecnici e le ragionerie vanno accorpate. Incentiviamo i vincitori di concorso a spostarsi in periferia»

Nei Comuni del Friuli Venezia Giulia manca almeno il 30 per cento del personale. Nelle realtà più piccole, con meno di tremila abitanti, la percentuale supera il 50 per cento. Poi ci sono i casi limite dove si arriva al 100 per cento. Mancano segretari, tecnici e ragionieri e molti sindaci, per garantire i servizi ai cittadini, sono costretti a tenere aperti personalmente gli uffici anagrafe e a rinviare l’approvazione dei bilanci.

Riportato alla ribalta dalle dimissioni del sindaco di Sauris, il problema si aggrava di anno in anno. Il personale assunto all’epoca del terremoto sta andando in pensione e i giovani non ambiscono più al posto fisso soprattutto se questo si trova a decine di chilometri di distanza dal luogo di residenza, in comuni periferici dove le progressioni di carriera restano un miraggio. Non solo: un dipendente comunale dimissionario per sei mesi non può essere sostituito perché ha diritto alla conservazione del posto. Se in questo periodo, per una serie di motivi, non si integra come vorrebbe nel nuovo ruolo può sempre tornare indietro. Di fronte a queste regole gli amministratori alzano le mani.

I sindaci sono disperati, chiedono incentivi per invogliare tecnici, ragionieri e pure gli operai a rimanere dove sono o ad accettare le assunzioni nei luoghi dove hanno vinto i concorsi, chiedono di avviare immediatamente la trattativa sindacale per superare il diritto di conservazione del posto che, a loro dire, serve anche per tutelare chi rimane in servizio negli uffici sguarniti di personale.

Dal punto di vista occupazionale, il sistema degli enti pubblici scricchiola da tempo. «I comuni più piccoli non sono più appetibili» ammette il presidente regionale dell’Associazione dei comuni (Anci), Dorino Favot, secondo il quale per una serie di motivi siamo arrivati a questo punto.

«Molti tecnici preferiscono andare a lavorare nel privato perché gli stipendi sono più alti, mentre pochi amministrativi vogliono svolgere il ruolo di ragioniere capo perché la complessità dei bilanci è tale che preferiscono non assumersi certe responsabilità».

Secondo il presidente di Anci Fvg una soluzione può arrivare «dalla centralizzazione dei servizi. Sulla scia della riforma regionale – spiega Favot – dobbiamo andare verso l’accorpamento degli uffici tecnici e di ragioneria. Se un comune non ha i dipendenti per garantire i servizi può accordarsi con altre amministrazioni».

L’Anci offre un supporto sul fronte della formazione e dell’operatività promuovendo la centralizzazione dei servizi. Al momento si stima una carenza di personale attorno al 30 per cento distribuita, però, in modo non omogeneo. I comuni privati del tecnico e del ragioniere sono bloccati. Senza il ragioniere è impossibile approvare il bilancio e senza il tecnico non si realizzano le opere.

Favot è convinto che il personale va incentivato ad accettare gli incarichi nei comuni più piccoli come avviene per altre figure, tra cui i medici di medicina generale o i poliziotti di frontiera. C’è chi sostiene che anche i concorsi andrebbero rivisti, non è possibile continuare a riproporre i requisiti richiesti negli anni Novanta. Un impiegato laureato di categoria C, senza partecipare a un concorso, non può sostituire il collega di categoria D, non laureato, che va in pensione.

«Nel momento in cui tutti i limiti per le assunzioni sono caduti e lo Stato e la Regione hanno aperto le porte a nuove assunzioni, manca il personale» sostiene l’assessore regionale, Pierpaolo Roberti, secondo il quale siamo di fronte a una tempesta perfetta.

«I Comuni si rubano il personale, una persona vince tre concorsi e poi decide dove andare, ovviamente preferisce scegliere il Comune vicino a casa». 

Fonte: Il Messaggero Veneto