L’intervista di Massimo Pighin
«Gli attimi che hanno preceduto la proclamazione? Posso descriverli così: uno dei momenti cruciali della vita, come il matrimonio o la nascita dei figli. Ora, la prima mossa sarà pianificare la governance. Pordenone e il Friuli occidentale dopo il 2027 me li immagino come un territorio che esce dall’ombra, con una ricaduta turistica e di immagine molto forte».
Alberto Parigi, il giorno dopo la proclamazione di Pordenone a Capitale italiana della cultura 2027, è ancora emozionato. I sentimenti sono forti, ma non gli impediscono di declinare le prossime mosse, con una speranza: in caso di successo elettorale del candidato sindaco Alessandro Basso, continuare a rivestire un ruolo di punta in questa partita come assessore alla cultura.
Parigi, negli attimi che hanno preceduto la proclamazione che emozioni ha provato?
«È stato un momento cruciale della vita, come il matrimonio o la nascita dei figli. Quando è stato detto quel benedetto nome, è stata quasi una liberazione: la tensione è proseguita, ma almeno si era saputo il verdetto».
E ora quali sono i suoi sentimenti?
«Sono quelli di chi sta realizzando la cosa. Credo siano le emozioni e i sentimenti di un’intera città e di un intero territorio. Oltre a questo, sono già proiettato nel mettere a terra il piano: adesso viene il bello e il “difficile”».
Fino alle elezioni di aprile, come si muoverà l’amministrazione?
«La prima mossa è pianificare la governance di questo processo: stiamo già facendo un ragionamento, bisogna capire bene il governo dell’operazione che abbiamo delineato nel dossier e che ora va messa a terra. Questo è il primo passo da cui discende tutto: capire chi fa cosa. Abbiamo delineato un potenziamento di Sviluppo e territorio, a fianco del Comune, ora bisogna capire, molto velocemente, come attuarlo. Ci potremmo affidare, inoltre, a professionisti esterni».
E dal punto di vista visivo, nell’immediato, farete qualcosa per celebrare la conquista del titolo?
«Sì: posizioneremo manifesti e apporteremo modifiche alla cartellonistica. Inoltre, organizzeremo una festa per celebrare questo risultato storico. Nel fine settimana definiremo i dettagli di queste iniziative».
Ha guidato la squadra nel segmento decisivo della sfida: in caso di successo di Basso, sarà assessore alla cultura?
«Penso sì, Alessandro si è espresso in questa maniera. Del resto anche le mie scelte, a suo tempo, sono state in questo senso: ho immaginato che questo sogno si realizzasse, ora che si è concretizzato – come dissi all’epoca – sono pronto a dedicare tutto me stesso».
Per Pordenone e il Friuli occidentale è un risultato storico: che significato ha?
«Pensandoci a mente fredda, vedo molto forte la questione dell’uscire da un cono d’ombra: questo pezzo d’Italia, effettivamente, è sempre stato un po’trascurato. Forse anche per la nostra riservatezza e la poca capacità di promuoverci perché abbiamo un’anima riservata, che abbiamo raccontato nel dossier. Ma abbiamo anche un’anima “ribelle”, che voleva esprimersi. L’idea è di avere un ruolo riconosciuto a livello nazionale».
È stato un percorso lungo: quali le principali difficoltà incontrate?
«Non ne abbiamo affrontate di particolari, se non quella obiettiva di costruire l’architettura di un percorso così difficile. Non abbiamo trovato ostacoli, anzi: abbiamo trovato una comunità che ha risposto con un entusiasmo incredibile, fin dall’inizio. Per prima cosa dissi che bisognava crederci: questa comunità ci ha creduto fino in fondo. Se non hai l’intima convinzione di potercela fare, un obiettivo del genere non lo raggiungi» .
La Destra Tagliamento, in questa partita, ha palesato una coesione che non è fra i tratti distintivi del territorio: perché?
«Credo che abbia giocato il fatto che, fin dall’inizio, si è capito che la direzione data era plurale e trasversale: stavamo affrontando una battaglia comune, che andava al di là delle bandierine. Questo è stato fondamentale».
Il sindaco di Benevento Clemente Mastella ha criticato la vittoria di Pordenone: come risponde?
«Sono insinuazioni e invidie. Forse c’è un equivoco di fondo da chiarire: il titolo premia la città con il progetto migliore e non il patrimonio artistico. Altrimenti vincerebbero sempre Roma e Firenze, ad esempio. Evidentemente Mastella non conosce Pordenone e non ha letto il nostro progetto articolato e di spessore».
Come si immagina il territorio dopo il 2027?
«Mi immagino un territorio che esce dall’ombra, che ha una ricaduta turistica e di immagine molto forte: lo dimostrano le altre capitali che, come noi, non avevano particolare risonanza, ma che sono riuscite a crescere».
Giunti a questo punto del percorso, cosa le rimane?
«Stiamo vivendo un’avventura incredibile, che mi lascia il senso di aver fatto una cosa storica assieme a tutto il territorio. Inoltre, chiudo la mia esperienza da vicesindaco reggente con il raggiungimento di questo traguardo».
A chi dedica questo successo?
«La dedica la faccio alle persone e alle organizzazioni che si sono spese, fuori e dentro il Comune, con persone speciali. Come la dirigente del settore cultura Flavia Maraston, ma non soltanto lei: tanti hanno partecipato a questa esperienza» . —
Fonte Il Messaggero Veneto