Un filo lungo sessant’anni dal momento in cui l’allora presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, firmò lo Statuto d’Autonomia del Friuli Venezia Giulia, nella sua prima versione, fino a alla giornata di ieri è stato annodato a piazza Oberdan quando il Consiglio regionale ha ricordato il 31 gennaio 1963 cioè, appunto, la data in cui la nostra “Carta” è entrata ufficialmente in vigore.
Una cerimonia sobria, anzi, «alla friulana» per citare l’attuale presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, in un’Aula gremita di protagonisti presenti e passati – tra cui gli ex presidenti Riccardo Illy, Roberto Antonione e Renzo Travanut – del Friuli Venezia Giulia.
«Due delle tre ragioni storiche della nostra Autonomia – ha detto Zanin – e cioè la situazione geopolitica del confine orientale e l’arretratezza economica sono venute meno. Resta pertanto un solo motivo per rivendicare la Specialità e sono le minoranze linguistiche. Da questo bisogna impostare il futuro inserendo in modo esplicito nel testo dello Statuto le minoranze stesse, oltre a quelle culturali, come elemento fondamentale del nostro autogoverno».
Da Zanin, quindi, la parola è passata a Dario Barnaba, presidente dell’associazione dei consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia.
«Quello che si chiede a chi ha esercitato oppure ancora esercita una funzione politico-legislativa – ha sostenuto – è garantire concretezza di governo ai contenuti di quello Statuto che oggi ricordiamo e che ha rappresentato una delle pagine più importanti scritte dai legislatori italiani. Non si deve dimenticare che nel 1963 tale Statuto rappresentava una risposta alle ambizioni e alle inquietudini dei friulani e dei giuliani che, attraverso l’esercizio dell’Autonomia, esprimevano il desiderio di essere i protagonisti del destino delle loro terre, mutilate da una guerra disastrosa e ancora per larga parte definite “aree depresse del centro nord”. E il miglior interprete delle esigenze di sviluppo di allora fu Alfredo Berzanti, primo presidente della Regione».
Una storia, quella del Friuli Venezia Giulia, ricordata anche attraverso un filmato realizzato dall’ufficio stampa del Consiglio e dalle parole di Giovanni Bellarosa, storico segretario generale della Regione che, però, ha guardato anche al futuro dell’ente. «Il mio augurio è quello che, in occasione della prossima celebrazione, il confronto tra centralismo e autonomia veda vincere definitivamente quest’ultima – ha sostenuto -. Il Friuli Venezia Giulia se lo merita in qualità di Regione straordinaria: nata tra le difficoltà, ma poi diventata unica. E, soprattutto, senza il famoso trattino che avrebbe potuto essere considerato come una separazione ormai superata».Non pare essere un caso, tra l’altro, che la celebrazione dei sessant’anni dello Statuto avvenga nello stesso giorno in cui l’attuale maggioranza presenta il disegno di legge per la modifica dello stesso.
«Oggi molte delle ragioni che avevano condotto all’approvazione dello Statuto non sussistono più – ha detto l’assessore alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti -. È possibile però continuare a lavorare su altre particolarità che vanno salvaguardate, su tutte la presenza sul territorio di più lingue minoritarie». L’assessore ha ricordato come anche nella legislatura in corso nuove competenze specifiche legate all’Autonomia siano state aggiunte oppure siano in fase di trattazione, citando «i tributi immobiliari, l’istruzione e la reintroduzione degli enti intermedi».
Chiara, infine, la posizione del capogruppo del Pd Diego Moretti per il quale «i 60 anni di autonomia regionale hanno un significato importante, ben più di una celebrazione: deve essere una riflessione sul “come” il Friuli Venezia Giulia ha utilizzato la propria Specialità a favore del territorio e su come può essere aggiornata».