RIAPERTURA UFFICI POSTALI

Poste italiane fa un nuovo passo verso la normalità, ma ai Comuni non basta.

Anzi, passa al contrattacco parlando di atteggiamento poco corretto da parte dell’azienda. Da lunedì in 17 uffici postali è finito il tempo della coda all’esterno dei locali e degli ingressi con il contagocce. Alle Poste centrali dei quattro capoluoghi e di Feletto Umberto, Codroipo, Azzano Decimo, Fiume Veneto, Pordenone via Montereale, Sacile, San Vito al Tagliamento e Monfalcone si può tornare ad aspettare il proprio turno allo sportello “sotto tetto”, dentro i locali. Accanto al programma di riaperture degli uffici e degli orari al pubblico “pre-Covid”, l’azienda ha infatti installato all’interno di 17 sedi in Fvg su un totale di circa 1.100 in tutta Italia una segnaletica orizzontale per indicare alla clientela come comportarsi durante l’accesso e il transito nei locali, consentendo un’attesa più confortevole e supportando i clienti per il mantenimento di un corretto distanziamento sociale.

Poste saluta la novità come un nuovo passo compiuto nel segno di un progressivo ritorno alla normalità, che per sindaco di Valvasone-Arzene, Markus Maurmair, che in seno all’esecutivo regionale di Anci FVG segue il fronte postale, è troppo lento. «Come Anci avevamo chiesto un tavolo di confronto che era stato fissato per il 1 aprile e che poi, causa Covid, è slittato. Nel frattempo Poste italiane ha tenuto un atteggiamento poco corretto nei confronti degli utenti. Ha chiuso sportelli in modo repentino e ora, con la scusa della sicurezza tarda a ripristinare gli orari originari. Altro che segnaletica orizzontale, ci sono uffici ancora chiusi – denuncia Maurmair – e la comunicazione che hanno dato è che di riapertura si riparlerà solo dopo il 31 agosto. Insomma, mentre tutto il mondo riapre, Poste tergiversa massimizzando il profitto e razionalizzando i costi. Così a lungo andare la gente si abitua a non frequentare più l’ufficio chiuso, regalando a Poste la scusa per dire che non funziona e chiuderlo».

Maurmair richiama Poste a mantenere le promesse fatte ormai due anni or sono all’incontro con i sindaci italiani. Dall’abbattimento delle barriere architettoniche all’installazione di nuovi Atm, fondamentali in particolare laddove le banche hanno tirato i remi in barca e chiuso i battenti. «Un esempio? Trivignano Udinese, il sindaco Roberto Fedele è imbufalito. La banca in paese ha chiuso un anno fa e del promesso Postamat non c’è ancora traccia» fa sapere il primo cittadino della destra Tagliamento che prosegue puntando l’occhio di bue sull’abbattimento delle barriere architettoniche, «inteventi minimali, che procedono a fatica. Nel mio comune ci sono due sportelli: in uno dei due hanno abbattuto le barriere, lasciandole intatte in quello dove il gradino è più alto».Uffici postali ancora chiusi, servizi ridotti e investimenti a singhiozzo spingono l’amministratore locale a tornare all’attacco di Poste chiedendo un incontro subito.

«A nome dell’esecutivo Anci domando all’azienda di avviare a stretto giro un’interlocuzione presso l’associazione dei Comuni anzitutto per avere un chiaro quadro d’insieme sugli sportelli ancora chiusi. Se non avremo soddisfazione rispetto a questa richiesta – conclude battagliero Maurmair -, torneremo a rivolgerci ai vertici dell’azienda, se necessario chiedendo d’intervenire direttamente al ministro “di casa” Stefano Patuanelli, che ha appena confermato l’amministratore delegato di Poste. Considerato che il Governo è il principale azionista di Poste ha tutte le ragioni e gli strumenti per far sì che l’azienda rispetti gli impegni presi sul territorio».

(Fonte www.messaggeroveneto.it)