Cristian Rigo
La tassa di soggiorno cambia volto: non servirà più a finanziare soltanto iniziative di promozione turistica ma, per la metà del ricavato, potrà essere utilizzata anche per fare investimenti come, per esempio, strade e rotonde. Un’opportunità che sarà estesa a tutti i comuni e non più limitata a quelli a vocazione turistica. La nuova imposta entrerà in vigore con il Codice regionale del commercio e del turismo che ieri ha incassato il parere favorevole del Consiglio delle autonomie locali. Il disegno di legge illustrato dall’assessore regionale alle Attività produttive e turismo, Sergio Emidio Bini, prevede anche una semplificazione normativa e introduce il concetto di urbanistica commerciale oltre a prevedere forme di sostegno per le attività di vicinato potendo contare, per l’attuazione, su uno stanziamento di 134 milioni di euro per il 2026 e il 2027.
La semplificazione
«Con questa norma vengono valorizzate, per la prima volta nel nostro Paese, in maniera coordinata le discipline del turismo e del commercio con l’obiettivo di attuare una promozione integrata del territorio: si passa da un sistema articolato su 14 leggi, 567 articoli e 29 regolamenti per i contributi a un’unica legge di 143 articoli con 7 regolamenti. Inoltre, per l’attuazione della norma sono già stati inseriti a bilancio 134 milioni di euro per il biennio 2026-27, di cui suddivise in 66 milioni per il prossimo anno e 68 milioni per quello successivo», ha spiegato l’assessore.
La mappatura
Bini ha rimarcato che «ispirandosi al Masterplan già adottato per i siti industriali dismessi, il nuovo Codice prevede l’introduzione di una mappatura delle aree commerciali esistenti, che permetterà di avere contezza delle aree centrali e periferiche, delle tipologie di attività presenti, della densità commerciale e delle aree in crisi o sottoutilizzate. Un passaggio fondamentale nell’ottica della riforma dell’urbanistica commerciale, attraverso la quale la Regione punta a incentivare gli insediamenti di nuovi esercizi di vendita nei centri urbani». La nuova norma, ha aggiunto, «introduce ulteriori strumenti a sostegno delle attività di prossimità nei centri storici e soprattutto nella aree a indebolimento commerciale e nei piccoli comuni, dove sarà possibile ottenere anche l’abbattimento dell’affitto per i primi due anni di attività. Inoltre, le medie e grandi superfici di vendita per insediarsi in un centro storico dovranno semplicemente presentare una Scia al Suap territorialmente competente, mentre per le zone al di fuori dei centri storici sarà introdotta una conferenza dei servizi regionale che si esprimerà in merito all’autorizzazione. Al fine di limitare il consumo di suolo abbiamo inoltre previsto la possibilità per i Comuni di alzare gli oneri di urbanizzazione nel caso in cui l’insediamento sia previsto in aree non commerciali, ove si rende necessario un cambio di destinazione d’uso».
La qualità del lavoro
«In accordo con le organizzazioni sindacali – ha precisato Bini –, la norma disincentiva i cosiddetti contratti capestro, sottoscritti da organizzazioni poco rappresentative e spesso sbilanciati a vantaggio del datore di lavoro. È infatti introdotta una premialità per le imprese che si attengono ai contratti sottoscritti dalle associazioni di settore maggiormente rappresentative a livello nazionale».
Priorità
Tra le priorità anche il sostegno al commercio di prossimità e delle attività storiche, così da favorire l’apertura di nuovi negozi nei centri storici, nelle zone a indebolimento commerciale e nei piccoli comuni e contributi per le attività storiche. Un capitolo a parte merita poi la promozione del turismo lento, in particolare attraverso la mobilità cicloturistica, i cammini turistici e le forme di ricettività ad essi collegate. Tra gli obiettivi dare impulso all’attività dei consorzi, con l’introduzione del piano strategico di marketing turistico e di un fondo contributivo ad hoc e l’innalzamento della qualità dell’offerta attraverso un nuovo disciplinare di classificazione basato sui servizi erogati alla clientela.
Il tesoretto
Ma quanto incassano i Comuni con la tassa di soggiorno? La risposta arriva dall’ultimo studio della Fondazione Think Tank Nord Est, condotto sui bilanci di previsione, in base al quale nel 2025 il gettito dei 16 comuni attesterà sui 7,3 milioni di euro in crescita rispetto ai 6,5 del 2024. Il Comune più ricco sarà Trieste con 2,7 milioni di euro (lo scorso anno 2,3), poi Lignano Sabbiadoro 2 milioni (2,1), Grado 1 milione (1,1), Udine 650 mila (la tassa è stata introdotta a febbraio), Tarvisio 280 mila, Aquileia 132 mila, Muggia e Duino Aurisina 100 mila, Cividale del Friuli 75 mila, Forni di Sopra 60 mila, Palmanova 55 mila, Arta Terme 40 mila, Forni Avoltri 33 mila, Sutrio 30 mila, Ravascletto 24 mila e Sauris 23 mila. Va anche sottolineato che l’entità della tassa è diversa: a Udine, a seconda della tipologia di struttura, va da 1,5 a 2 euro, a Trieste da 1 euro (campeggi) a 2,5 euro (hotel 5 stelle), a Lignano da 0,5 centesimi a 1 5 euro, a Grado da 0,8 centesimi a 1,8 euro. A Gorizia la tassa è stata sospesa nel 2025 come forma di incentivo per i turisti, mentre a Pordenone non c’è. —
Fonte
Il Messaggero Veneto
