di Lucia Aviani
Seconda posizione, stabile rispetto allo scorso anno, per l’Università di Udine, settima – un gradino più in basso della valutazione 2023 – per quella di Trieste. La classifica degli atenei italiani redatta dal Censis conferma sostanzialmente il giudizio sui due poli universitari del Friuli Venezia Giulia, che mantengono (salvo, come detto, il lieve slittamento di quello triestino) la propria collocazione nella graduatoria delle sedici Università statali di dimensioni medie, ovvero con un numero di iscritti che oscilla fra le 10 mila e le 20 mila unità.
SEI PARAMETRI DI VALUTAZIONE
Elaborato da ormai 24 anni con l’obiettivo di fornire ai giovani diplomati uno strumento per orientarsi nella scelta della sede universitaria in cui proseguire la propria formazione, lo studio rende dunque onore all’ateneo udinese, che segue – con un punteggio di 93,2 esattamente come nel 2023 – quello di Trento, rimasto a quota 94,5. Trieste è invece scivolata dal sesto al settimo posto (con 88,7 punti). La successione è determinata dalla somma di sei parametri, che spaziano dai servizi alle borse di studio e ai contributi per gli studenti, dalla qualità delle strutture al livello della comunicazione digitale – contesto in cui Udine svetta –, fino all’internazionalizzazione e all’occupabilità al termine dell’iter accademico.
LA SODDISFAZIONE DELL’ATENEO FRIULANO
Entusiasmo per l’eccellente piazzamento viene espresso dal rettore dell’Università di Udine, Roberto Pinton. «Sei gli indicatori valutati. È confermato, per il quarto anno consecutivo, il primo posto in Comunicazione e servizi digitali, mentre tre parametri sono migliorati rispetto al 2023: Strutture, Internazionalizzazione, Borse e contributi, mentre – ribadisce Pinton – sono sostanzialmente stabili gli ottimi indicatori Occupabilità e Servizi. Siamo molto soddisfatti di questo risultato, che evidenzia come la direzione di marcia intrapresa negli ultimi anni sia quella giusta e riconosce, nel contempo, il grande lavoro svolto dalla nostra comunità accademica per un continuo miglioramento, per garantire agli studenti una qualità dello studio sempre più elevata in strutture di grande vivibilità. Lo sforzo continuerà in futuro con la conclusione di tutti i nuovi progetti avviati nel campo dell’edilizia, dell’offerta didattica e, appunto, dei servizi agli iscritti».
IL GIUDIZIO DELL’ATENEO DI TRIESTE
Dal rettore di UniTs, Roberto Di Lenarda, arriva invece una riflessione sulle tipologie dei ranking: «Sono estremamente variabili, focalizzandosi ciascuno su parametri diversi e fotografando solo una parte di realtà molto complesse». «Ognuno presenta vantaggi e svantaggi, lati positivi e negativi: l’indagine Censis – sostiene Di Lenarda – analizza elementi specifici su cui è certamente importante lavorare, ma se dovessi scegliere tra l’impiego di risorse e sforzi per migliorare il ranking o per accrescere i servizi agli studenti – il nostro obiettivo prioritario – non avrei dubbi. Il rapporto Censis ha dunque una sua significatività, parziale però rispetto ad altri: auspico un miglioramento per il prossimo anno, ma sinceramente preferisco una posizione più alta in graduatoria in ranking di altra natura, a livello internazionale ci collochiamo molto bene. L’importante – conclude il rettore dell’ateneo di Trieste – è che il sistema performi in maniera efficace».
L’ANDAMENTO DELLE IMMATRICOLAZIONI
Dopo l’aumento delle immatricolazioni riscontrato nel 2022-23, quando si era registrato un +3,3%, i dati provvisori riferiti all’anno accademico 2023-24 (non ancora consolidati) attestano una sostanziale stabilità. Lo scorso mese di aprile, periodo di riferimento della rilevazione, era stata documentata una diminuzione di un marginale -0,2% (equivalente, in valore assoluto, a 579 neo-iscritti in meno), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A livello territoriale la situazione risulta eterogenea: le immatricolazioni sono aumentate soprattutto negli atenei del Sud e nelle isole (+4,2%); segue il Nord Est, con un +1,2%, mentre accusano un calo le Università del Centro (-3,6%) e del Nord Ovest (-2,5%).
I CORSI DI LAUREA PIU’ RICHIESTI
A predominare, con il maggior incremento del numero di immatricolati, è l’area sanitaria e agro-veterinaria (+7,0%, nel complesso), trainata dai corsi di laurea in ambito medico-sanitario e farmaceutico (+10,1%), cui si aggiungono quelli di scienze motorie e sportive (+5,5%). Si assiste invece a una contrazione nelle facoltà del settore agrario-forestale. Segno più, con un aumento dello 0,5%, anche per la sfera artistica, letteraria e dell’educazione, soprattutto grazie ai corsi di educazione e formazione (+5,9%). Trend in calo nel comparto economico, giuridico e sociale (le iscrizioni si sono ridotte del 2,2% rispetto al 2023), considerevole la contrazione nei corsi di studio psicologici (-10,5%). Quelli in ambito giuridico registrano una flessione nelle iscrizioni del 2,7%, il ramo economico scende dell’1,5%.
CRESCE LA COMPONENTE FEMMINILE
Interessante, infine, la crescita della percentuale di studentesse (+0,5%, a fronte di una contrazione dei neo-iscritti maschi, pari all’1,1%), e non soltanto nell’accesso alle discipline tradizionalmente a vocazione femminile, come i corsi di laurea in educazione e formazione, ma pure in quelli dell’ambito medico-sanitario e farmaceutico (+10%), in architettura e in ingegneria civile (+6,4%), mentre la componente maschile scende in ingegneria civile (-1,9%) e anche in ingegneria industriale (-0,8%). —