Valeria Pace
I Comuni già in emergenza personale reagiscono con stanchezza alla notizia dell’ennesima competenza che gli viene «scaricata più che caricata» – come ironizza il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna –: le verifiche per scovare le frodi del Superbonus, una novità incardinata nel decreto 39/2024, già convertito in legge. Si tratta di un meccanismo che dovrebbe garantire che il 50% di quanto recuperato grazie a questi controlli rimanga nelle casse dei Comuni.
«Di questo si parla già da un po’», puntualizza il presidente dell’Anci Fvg, Dorino Favot. In effetti, è almeno da metà aprile che circola l’idea di assoldare i Comuni nella macchina dei controlli, ed è del 10 maggio l’ok in Commissione all’emendamento del Governo di premiare con metà dell’incasso i Comuni che recuperano fondi. «C’è un tema però è giusto che emerga: si continua a dare delle competenze nuove ai Comuni, che in questo caso riguardano verifiche in capo agli uffici tecnici che seguono l’edilizia privata, uffici che sono già in difficoltà a gestire l’ordinario, figuriamoci lo straordinario», afferma. «Bisognerebbe che oltre a dire “vi diamo questa roba qua da fare in più”, al di là del soldo – e fondi sono stati messi sui Comuni, a cominciare dal Pnrr –, ci si rendesse conto che è difficile senza il personale garantire anche questo». «In Fvg – prosegue – abbiamo anche Comuni che hanno difficoltà di reperire il personale tecnico», aggiunge.
L’incentivo in Fvg
Secondo gli ultimi dati Enea disponibili del 30 aprile scorso, sono 13.660 gli edifici che hanno goduto del Superbonus al 110% in Friuli Venezia Giulia, pari al 4,5% del patrimonio immobiliare. Il totale di investimenti ammessi a detrazione è di quasi 2,8 miliardi di euro con un onere a carico dello Stato di 2,9 miliardi. Di questi edifici, nel 19,1% dei casi si tratta di condomini, nel 57,9% dei casi si tratta di strutture unifamiliari e nel 23% dei casi unità immobiliari funzionalmente indipendenti. Si tratta di cifre importanti a livello economico che, come sappiamo, pesano in maniera importante sulle casse dello Stato. Motivo per il quale per il Governo è prioritaria una stretta sulle frodi (il ministro Giancarlo Giorgetti ha parlato di 15 miliardi di truffe). Ma lo sforzo richiesto ai Comuni è enorme.
I sindaci
Rimane cauto il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza: «Se ci daranno l’incarico, risolveremo anche questo, ma non commento qualcosa che non conosco con precisione», risponde secco.
Ziberna, sindaco di una città già in affanno perché alle prese con Go!2025 è un fiume in piena: fondi, concorsi quasi deserti, graduatorie a cui attingere vuote. «Nel nostro Comune ci sono circa il 30% di dipendenti in meno rispetto a 15 anni fa. Ma continuano a scaricare più che caricare competenze», afferma. «Per qualunque adempimento aggiuntivo devono darci i soldi e la possibilità di assumere subito. Ciascun nuovo dipendente costa 42 mila euro l’anno. Comunque fino al 2026 io non ho nessuno a cui chiedere nemmeno un’ora alla settimana per inserire nuovo personale», aggiunge. E l’idea di incassare il 50% di quanto recuperato fa gola? «Si tratta di soldi che arriverebbero tra 10 anni. Se oggi do l’incarico a una società di riscuotere crediti, forse tra tre anni arriva al Comune il 10% di quanto contestato», commenta. La sua ricetta? «Coinvolgere la Regione».
Il primo cittadino di Pordenone, Alessandro Ciriani, a sua volta pone il tema degli organici da potenziare: «La ratio è sicuramente condivisibile, non ci sottraiamo. Va detto però che questo tipo di attività impone uno sforzo imponente sia da parte della Polizia locale sia da parte dei tecnici. Siamo già oberati: i progetti del Pnrr ci mettono sotto una pressione innaturale». Rimangono poi aperti altri temi: «La compatibilità delle banche dati, e, come ha rilevato l’associazione dei proprietari, le responsabilità», conclude.