Marco Ballico
Papa Francesco chiuderà la cinquantesima Settimana sociale dei cattolici a Trieste, domenica 7 luglio. A darne notizia, il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi. Un annuncio non del tutto inatteso, viste le indiscrezioni (pure su un’eventuale presenza del presidente della Repubblica Segio Mattarella) alla presentazione milanese dell’evento lo scorso settembre, ma l’ufficialità di ieri viene salutata con particolare soddisfazione dai vertici di Regione e Comune.
«Il Santo Padre – informa Baturi – sarà con noi domenica 7 luglio per portare un messaggio ai partecipanti all’appuntamento di Trieste e per celebrare la Messa». A stretto giro, le parole di monsignor Enrico Trevisi, che ha precisato che la Messa si terrà in piazza Unità. «Prepariamoci con la preghiera ad accoglierlo – chiarisce il vescovo di Trieste – perché sia un momento in cui rafforziamo la nostra partecipazione alla costruzione della nostra comunità ecclesiale e civile. Siamo nella periferia dell’Italia, che vuole dire nella frontiera che ci porta all’incontro con altri popoli e culture. È come un invito ad essere pronti a comunicare e a testimoniare il messaggio evangelico di pace e di giustizia che il Papa sta diffondendo in ogni occasione».
La scelta di Trieste (3-7 luglio), unico capoluogo italiano a non essere mai stato indicato in precedenza, è significativa anche per l’anniversario, il cinquantesimo, di un evento organizzato dalla Chiesa cattolica a cadenza pluriennale. La prima edizione, a Pistoia, risale al 1907 e fu ideata dall’Unione popolare cattolica italiana, guidata dall’economista Giuseppe Toniolo. Dopo le pause delle guerre mondiali e quella più lunga degli anni Settanta e Ottanta, la ripresa venne decisa nel 1988 dalla Nota pastorale della Cei “Ripristino e rinnovamento delle Settimane sociali dei cattolici italiani”. Si ripartì da Roma nel 1991 e da allora se ne sono contate nove (l’ultima a Taranto, nel 2021, sul tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”.
In regione, la Settimana sociale si è svolta in passato una sola volta. Era il 1965, Papa Paolo VI in carica, e l’appuntamento “Libere formazioni sociali nello stato contemporaneo” fu organizzato a Udine dall’8 al 12 settembre. A Nordest anche le tappe di Venezia (nel 1912 e nel 1946), Padova (nel 1934 e nel 1959) e Trento (nel 1955). Il titolo della Settimana sociale di Trieste è “Al cuore della democrazia, partecipare tra storia e futuro”. Argomenti e sede non casuali, come osservò nel giorno della presentazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano l’arcivescovo di Catania Luigi Renna, presidente del comitato organizzatore delle Settimane sociali. Dal 3 al 7 luglio, disse, «in segno di apertura e di riconoscimento della presenza nel nostro Paese e nelle comunità cristiane di persone provenienti da tanti luoghi del mondo, in una città di confine come Trieste, multietnica e segnata da divisioni politiche lungo la storia si parlerà di partecipazione alla vita democratica».
In città sono attesi oltre 1.500 delegati, che parteciperanno a riflessioni, conferenze, dibattiti. Ma i numeri sono destinati ad aumentare, secondo le previsioni pure di monsignor Trevisi, in quanto l’edizione triestina sarà caratterizzata da eventi di piazza, spettacoli teatrali e concerti, che avranno come protagonisti gruppi, cooperative e associazioni interessati a raccontare le buone pratiche da sviluppare in ambiti diversi: sociale, ambiente, didattica.
«Un onore immenso», dice Il governatore Massimiliano Fedriga nel commentare la presenza di Papa Francesco e nell’anticipare «un confronto aperto e partecipato sulle fondamenta della democrazia, strumento vivo ed essenziale per rendere migliore il nostro presente e il nostro futuro». Raggiante il sindaco Roberto Dipiazza, informato ieri mattina dal vescovo. Tra i commenti della politica quello della segretaria del Pd provinciale Maria Luisa Paglia: «Siamo grati per questa attenzione verso la comunità cittadina e tutto un territorio transfrontaliero che ad essa fa riferimento e siamo certo che l’accoglienza sarà caldissima e degna di un pastore di uomini cui guardano con speranza umili e ultimi».