Livelli essenziali di assistenza: Friuli Venezia Giulia terzo per progressi

Marco Ballico
 
La sanità del Friuli Venezia Giulia è in ripresa dopo le difficoltà da Covid. Il monitoraggio ministeriale sull’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza, ovvero le prestazioni sanitarie che Regioni e Province autonome devono garantire gratuitamente o previo pagamento ticket, colloca il Ssr al terzo posto nel confronto tra 2023 e l’anno precedente.
 
Una confortante reazione post pandemia, sottolinea l’assessore alla Salute Riccardo Riccardi: «Nel 2022 eravamo indietro, ora siamo tra quelli che crescono di più. Non è un punto d’arrivo, ma la conferma che la direzione intrapresa sta dando risultati».
 
A rielaborare la fotografia del ministero è la Fondazione Gimbe. Il quadro vede 13 Regioni garantire i Lea sulla base dei punteggi (da 0 a 100, asticella della sufficienza a quota 60) ottenuti nelle tre aree prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera.
 
In testa, sull’erogazione dei Lea nel 2023, c’è il Veneto, che tocca i 288 punti totali, quindi Toscana (286), Emilia Romagna e Provincia di Trento (entrambe a 278). Dall’altra parte otto bocciati: Abruzzo, Sicilia, Valle d’Aosta (inadempienti in due categorie), Basilicata, Calabria, Liguria, Molise e Provincia di Bolzano (inadempienti in una su tre).
 
Il Fvg si posiziona nono con 235 punti, con lo specifico dell’ottavo posto (81 punti) nella prevenzione, del nono (81 punti) nell’area distrettuale e del quattordicesimo (73 punti) nell’ospedaliera. La soddisfazione dell’assessore riguarda in particolare il confronto 2023/2022, con l’incremento di 16 punti che vale il terzo posto dietro a Calabria (+41) e Sardegna (+26), in un contesto in cui nessuno al Nord fa meglio e con il segno meno pure per Emilia Romagna (-6) e Lombardia (-14). «Quello che questi numeri ci dicono – afferma Riccardi – è che siamo sulla strada giusta di un percorso avviato nel 2018 con la riorganizzazione delle Aziende e il dialogo tra ospedali hub e strutture periferiche: senza quella scelta non avremmo retto alla pandemia».
 
Il salto di qualità resta comunque complesso, tanto più nell’area ospedaliera, anche per ritardi storici nella revisione dell’assetto e nell’innovazione tecnologica, ma l’assessore ribadisce fiducia: «Abbiamo affrontato resistenze e contrasti interni al sistema, ma i benefici cominciano a vedersi. Vanno superati i sindacalismi territoriali e portata definitivamente al centro la cronicità. La revisione della rete oncologica, ad esempio, è frutto di questo lavoro e rappresenta un modello per razionalizzare funzioni e specializzazioni negli ospedali oltre che tra gli ospedali e il territorio». Le sfide aperte? «L’emergenza-urgenza, la digitalizzazione, maggiori investimenti nella prevenzione, le fragilità e soprattutto il rafforzamento dell’assistenza territoriale con in testa la non autosufficienza». A pesare è anche la carenza di personale: «Il bisogno di salute è cambiato – conclude Riccardi –. Si nasce di meno e si vive di più, e questo richiede una riorganizzazione che inevitabilmente mette in discussione abitudini radicate. È un processo faticoso, ma i dati dimostrano che il sistema regionale è solido e sta crescendo». Prossimo, auspicabile passo, la chiusura dell’Accordo integrativo regionale con i sindacati dei medici di medicina generale. «Ci stiamo confrontando da settimane con impegno – fa sapere l’assessore – e contiamo di aver limato le distanze. Entro una decina di giorni dovremmo incontrarci per raggiungere un obiettivo condiviso».
 
Diversa la lettura del Pd Fvg, con il suo responsabile Salute, Nicola Delli Quadri: «I dati confermano le difficoltà del nostro sistema sociosanitario». 
Il Messaggero Veneto