“Particolare attenzione viene data all’emersione dello sfruttamento sessuale, che a Pordenone si sviluppa storicamente indoor. I Servizi Sociali compartecipano a diversi livelli, dalla segnalazione alla presa in carico, all’accompagnamento in un percorso di autonomia, sia abitativo, che economico e lavorativo, nel caso le persone si fermino a Pordenone e abbiamo necessità di un ulteriore supporto, rispetto a quello dato dal programma. Il Comune, inoltre, cofinanzia il progetto con un contributo di 6.000 euro annuo”.
Nello specifico, l’iniziativa s’inserisce all’interno di un’azione nazionale promossa da l numero verde anti-tratta (800 290290), che ha l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza alle tematiche del progetto. Nel Pordenonese si concretizza tramite la realizzazione di una campagna social e di una cartellonistica affissa nelle zone di maggior flusso automobilistico a partire dal 10 ottobre: via delle Caserme (angolo viale Grigoletti), via San Valentino; viale Treviso (sottopasso); via Nuova di Corva (sottopasso).
I poster, oltre a lanciare lo slogan “Pordenone non tratta”, riportano una frase simbolica ricavata dalla lettera che una beneficiaria del progetto anti-tratta locale ha scritto e consegnato alle operatrici della Nuovi Vicini. La lettera è particolarmente significativa perché racconta un faticoso ma riuscito percorso di lotta per la riconquista della propria libertà contro le costrizioni imposte dall’esterno, motivo di ispirazione per chi affronta difficoltà simili, ma anche una positiva provocazione per portare a una presa di coscienza da parte di chi non conosce questo fenomeno.
“Dopo tanti anni di collaborazione tra soggetti diversi che compongono la rete con cui cerchiamo di creare sostegno alle persone vulnerabili – sostiene Ivana Latrofa, presidente della Nuovi Vicini, che gestisce e coordina il progetto a livello locale – possiamo dire che essa sta diventando un sistema e sta dando i suoi frutti, come dimostra anche la lettera che ci è stata data come dono dalla beneficiaria del progetto e che dà la misura del nostro operare”.
La cooperativa sociale Nuovi Vicini da anni si occupa di emersione, assistenza, integrazione sociale e lavorativa di vittime di tratta e/o grave sfruttamento sessuale, lavorativo, accattonaggio forzato, economie illegali e matrimoni forzati/combinati. L’emersione e l’identificazione delle vittime o potenziali tali, può avvenire tramite il contatto con le unità di strada dell’equipe anti-tratta, ma anche attraverso la segnalazione da parte delle Forze dell’ordine, dei servizi socio-sanitari, dai centri di ascolto e servizi a bassa soglia, o da parte di altri progetti di accoglienza, come anche dalla collaborazione con il centro anti violenza territoriale.
Durante il percorso di accoglienza, della durata di 18 mesi, viene assicurata protezione immediata, assistenza sanitaria, legale, psicologica e accoglienza in strutture protette, nonché orientamento nella formazione professionale e nella ricerca lavorativa. Nel biennio 2019-2020 in tutto il territorio regionale sono state prese in carico 81 persone adulte e 16 minori mentre nel territorio pordenonese sono state accolte 17 persone adulte (6 donne – 11 uomini) e un minore.
Delle persone accolte dal 2019, il progetto si è concluso con esiti differenti: molti beneficiari si sono trasferiti in altre città o regioni per cercare lavoro o ricongiungersi con amici e familiari, altri hanno trovato lavoro e casa nell’ex provincia di Pordenone, costruendo nel territorio una famiglia. Nessuna delle persone accolte è rientrata nel circuito dello sfruttamento.
Nel biennio 2021-2022 sono stati accolti nel progetto anti-tratta di Pordenone 20 persone (13 donne – 3 uomini) e 4 minori. Attualmente 6 persone, di cui 2 minori, sono ancora accolte presso le strutture dedicate. I Paesi di provenienza sono principalmente Pakistan, Nigeria, India, Mali, Ghana, Gambia e Marocco. Il lavoro di emersione dell’equipe del progetto anti-tratta nel 2022 ha portato anche all’intercettazione di 34 persone, prevalentemente uomini singoli impiegati nello sfruttamento lavorativo, che non sono state prese direttamente in carico dall’accoglienza di Pordenone, ma che sono tuttora oggetto di valutazione, che potrebbe portare all’attivazione di progetti su altri territori più sicuri rispetto al luogo di emersione.