Il terremoto venne avvertito in quasi tutta l’Italia centro-settentrionale, fino oltre Roma. La zona maggiormente colpita fu la media valle del Fiume Tagliamento, ma i paesi interessati dai danni furono numerosissimi.
In totale 119 comuni nelle province di Udine e Pordenone subirono danni più o meno gravi. Nonostante fosse conosciuta l’elevata sismicità della regione ed in particolare della zona di passaggio tra la pianura ed i rilievi montuosi, la maggior parte dei comuni gravemente danneggiati, come ad esempio Buia, Gemona ed Osoppo, non erano classificati sismici e non erano quindi soggetti all’applicazione di norme specifiche per le costruzioni.
Il danno al patrimonio edilizio fu enorme ed anche l’impatto sull’economia fu notevolissimo: circa 15.000 lavoratori persero il posto di lavoro per la distruzione o il danneggiamento delle fabbriche.
Il Presidente dell’Anci Friuli Venezia Giulia, Dorino Favot ricorda una grande tragedia con danni alle abitazioni e alle attività produttive. Ma dopo il sisma uno scatto d’orgoglio e la volontà di ripartire, da subito, dal giorno dopo: questo lo spirito e l’anima dei friulani, il legame con la propria terra, la fierezza della propria gente.
La scossa del 6 maggio fu seguita da numerosissime repliche, alcune delle quali molto forti; in particolare la scossa del 15 settembre, alle ore 10:20, magnitudo 5.9 (Maw), che raggiunse l’intensità del VIII-IX grado MCS provocando 12 vittime, ulteriori distruzioni ed aggravando il danno già causato dal terremoto del 6 maggio agli edifici non ancora riparati.
Il Presidente Dorino Favot ricorda il sisma di 45 anni fa.