Vissuto finora all’ombra di un palazzo prestigioso, quello per intendersi ideato da Andrea Palladio per la nobile famiglia Antonini, l’edificio adiacente si riappropria di un ruolo riscoprendo e valorizzando la sua matrice storica. Situato nel cuore di Udine, ma conosciuto dagli udinesi perché vi erano ospitati gli uffici della Tesoreria della filiale locale della Banca d’Italia, grazie all’intervento restitutivo perseguito dalla Fondazione Friuli, che l’ha scelto come propria nuova sede, sarà ora svelato alla cittadinanza con gli ambienti che lo compongono, frutto di una vicenda secolare che giunge al periodo in cui il complesso era di proprietà della Banca d’Italia. L’inaugurazione è fissata per mercoledì 6 dicembre.
L’istituto lo aveva acquistato, insieme al corpo palladiano, di cui costituiva un ampliamento, nel 1899. Dopo 110 anni, cioè nel 2009, a seguito di un piano di ridimensionamento dell’ente sul territorio, ha chiuso i propri uffici e messo in vendita gli immobili. Da lì è ripartita una nuova sfida per la città, che ha portato a soluzioni insperate e fruttuose, come l’acquisto nel 2018 e la successiva donazione – da parte dell’illustre cardiologo Attilio Maseri – all’Università di Udine che, a sua volta, nel settembre 2020 ha rilevato la parte attigua alla struttura palladiana, cedendola alla Fondazione Friuli, prima in comodato e, poi, in proprietà.
L’edificio oggetto dell’intervento restitutivo è nato proprio come ampliamento – con gli ambienti di servizio – della vicina residenza nobiliare progettata dal celebre architetto veneto, che oggi ospita il Rettorato dell’ateneo friulano. Il corpo di fabbrica interessato dall’operazione intrapresa dalla Fondazione ha conosciuto nei secoli ampliamenti e adattamenti sia nelle parti strutturali, sia negli spazi interni. Tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento l’insieme conobbe infatti nuova conformazione, nell’aspetto esterno come negli ambienti interni, riportati in luce dai recenti restauri nelle loro eleganti soluzioni ornamentali. In seguito furono ricreati nuovi spazi per funzioni abitative e di servizio, come la porzione di fabbricato adiacente alla roggia, fin dal 1528 adibita a mulino, abbattuta nel 1924 (da cui il toponimo “molin nascosto”), per ricavarvi l’alloggio del direttore della Banca d’Italia (allora Bonaldo Stringher), utilizzato fino al 1976.
Varcato il severo portale architravato del rinnovato palazzo, luminose scalinate portano ai piani superiori ove stili architettonici diversi trovano felice accostamento: dal fregio affrescato con putti a stucchi e decorazioni del Settecento, dai dipinti di soggetto mitologico a quelli di genere naturalistico, a raffigurazioni con apparati di verzura di immaginari giardini all’italiana, ai ferri battuti della ditta Calligaris, fino ai marmi degli anni Venti del secolo scorso, come dimostra l’imponente scalone d’accesso, progettato dall’architetto udinese Pietro Zanini. I lavori di recupero hanno fatto emergere e riscoprire tanti aspetti nascosti, con vere sorprese: un viaggio nel tempo che ha va lorizzato l’edificio nel rispetto delle linee progettuali distintive e dei materiali un tempo utilizzati. Pur conferendo all’insieme un’impronta contemporanea, grazie a nuovi spazi funzionali e percorsi interni disposti in relazione ai diversi livelli e ambiti, i lavori effettuati, senza stravolgere l’impianto originale, hanno portato in evidenza gli esiti delle diverse fasi, ridando loro – con efficace rivisitazione architettonica – nuova leggibilità.
Il palazzo rinnovato non è più mera appendice, ma crea un dialogo coerente con il modello palladiano che lo affianca e pure con il quartiere che lo ospita, nuovo polo d’interesse in una arteria di transito, sottolineato dalla prevista apertura di un collegamento pedonale pubblico tra via Gemona e piazza Primo Maggio tramite un sottoportico fiancheggiante il parco storico ottocentesco di palazzo Antonini-Maseri.
Accanto agli uffici di rappresentanza e a quelli di servizio, al complesso sarà assegnato anche un compito in linea con gli obiettivi culturali della Fondazione Friuli: ospiterà infatti spazi espositivi idonei per la pinacoteca e l’archivio storico della Fondazione stessa, per mostre temporanee di artisti locali, inoltre un’ampia sala conferenze assolverà la vocazione all’accoglienza e al dialogo fra i diversi settori culturali e sociali che è tra le finalità dell’ente. —
di Francesca Venuto Storica dell’Arte