DIGITALIZZAZIONE: CALLARI, RIDURRE SVANTAGGIO ANCORA ESISTENTE

La Regione Friuli Venezia Giulia è impegnata a favorire la trasformazione digitale, ma, in Italia, sussiste ancora un forte divario tra le grandi realtà urbane e i Comuni con meno di 20 mila abitanti, che sono il 93 per cento del totale. Il diritto alla cittadinanza digitale, la possibilità di dialogare con la pubblica amministrazione e non solo, dovrà invece divenire tale per ogni cittadino. E se si affermerà l’alleanza tra il mondo digitale, l’economia, il lavoro e l’ambiente, allora diverrà lo strumento per favorire un’adeguata qualità della vita e un futuro più sereno per tutti i cittadini. L’esperienza del recente lockdown deve rappresentare un impulso per la digitalizzazione del Paese, per rafforzare la dimensione pubblica della struttura digitale, con vantaggi per i cittadini, l’economia, la condivisione e partecipazione ai processi di crescita. Quanto sta succedendo a causa della pandemia deve inoltre indurre le Regioni a riprogettare il proprio modo di operare, con nuovi modelli di lavoro, valorizzando la formazione permanente, ripensando il modo in cui rapportarsi con le altre istituzioni e a interagire maggiormente con i cittadini e il sistema sociale e produttivo verso una ripresa sostenibile”.

Lo ha affermato l’assessore regionale al Patrimonio, Sebastiano Callari, intervenuto, come coordinatore della Commissione speciale Agenda digitale della Conferenza delle Regioni e Province autonome, alla videoconferenza “Cantiere Italia. Le sfide e il ruolo delle Regioni nella trasformazione digitale”. Callari ha innanzitutto evidenziato che la trasformazione digitale sconta in Italia la frammentazione delle competenze ed è divenuta di stretta attualità nel corso dell’emergenza legata alla pandemia, con la necessità di mettere a disposizione di tutti gli strumenti di contatto e informazione moderni e veloci.

Secondo l’assessore regionale nel nostro Paese si registra un divario digitale, come evidenzia la relazione della Corte dei Conti sul Piano triennale per l’informatica, da cui emerge il forte squilibrio tra i centri più importanti e le località più piccole. Inoltre, soltanto nel 36,7 per cento dei Comuni è stato nominato un responsabile per la transizione digitale.

E ancora, come ha evidenziato Callari, nonostante i passi verso l’innovazione digitale previsti dal legislatore, come ad esempio lo SPID, il PAGO PA e APP IO, senza il modello di aggregazione delle Regioni, i vantaggi possibili rischiano di essere vanificati. Perciò la Conferenza delle Regioni ha chiesto al Governo di formalizzare questo ruolo e di istituire un fondo per poter far partire le programmazioni digitali territoriali.
“Tutt’ora – ha aggiunto l’assessore – il 16 per cento delle famiglie italiane non dispone di una connessione domestica: in Olanda tale dato scende al 2 per cento. Ciò evidenzia come non tutti i cittadini abbiano la possibilità di lavorare da casa con la formula dello smart working, modalità quest’ultima che ha consentito di far ripartire al più presto gli enti pubblici e la scuola durante il periodo del lockdown.
Callari ha poi ricordato che la Conferenza delle Regioni ha chiesto al Governo il completamento dei lavori di infrastrutturazione digitale nelle aree bianche, non coperte dalla rete a banda larga, opere che interessano ancora ben 7 mila comuni italiani. Un processo che la Regione Friuli Venezia Giulia sta completando. Per questo, al fine di colmare anche altri svantaggi in diverse zone della Penisola, occorre che l’esecutivo nazionale apra un’interlocuzione con l’Ue e ottenga ulteriori fondi.

“L’obiettivo che ci dobbiamo porre – ha aggiunto l’assessore – è quello di poter assicurare, nel prossimo futuro, una connessione di eccellenza e d’avanguardia a tutti i cittadini”. Ma ciò potrà non bastare se non saranno diffuse le competenze digitali: in Italia, le persone over 65 che non utilizzano internet sono ancora quasi 10 milioni. “D’altro canto – ha concluso Callari- negli Enti locali ancora non è completamente affermata la cultura della messa a disposizione dei dati: soltanto il 37 per cento dei Comuni italiani pubblica le informazioni in formato aperto, e soltanto il 4 per cento delle imprese le utilizza per la propria attività”. ARC/CM/al

(Fonte www.regione.fvg.it)