Caldo torrido stop ai cantieri

Marco Ballico
 
Nelle campagne, nei cantieri dell’edilizia, sulle strade, nelle cave, fa troppo caldo per lavorare all’aperto in sicurezza, sotto il sole di un’estate che già si annuncia tra le più infuocate di sempre. Con l’attenzione rivolta a quei mestieri, il Presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, ha firmato un’ordinanza finalizzata a ridurre il rischio di colpi di calore e stress termico.
 
LA SOSPENSIONE DELLE ATTIVITÁ
Dopo il confronto con le organizzazioni sindacali degli assessori alle Attività produttive, Sergio Bini, alla Salute, Riccardo Riccardi, al Lavoro, Alessia Rosolen, il presidente ha introdotto, nelle situazioni ritenute pericolose per la salute, la sospensione dell’attività lavorativa dalle 12.30 alle 16 appunto nei cantieri edili e stradali, nelle cave, nelle attività florovivaistiche e agricole. Esplicitamente esclusi dall’applicazione, sono però pubbliche amministrazioni, concessionari di pubblico servizio e loro appaltatori, quando si tratti di interventi di pubblica utilità e siano comunque applicate misure «che riducano a un livello accettabile il rischio di esposizione alle alte temperature dei lavoratori» ai sensi del Testo unico del 2008.
 
I CRITERI
L’ordinanza, in vigore già da ieri pomeriggio e fino al 15 settembre, precisa i criteri che impongono lo stop. Il divieto scatterà qualora, nonostante l’adozione delle misure di prevenzione previste dalle “Linee di indirizzo per la protezione dei lavoratori dal calore e dalla radiazione solare”, il grande caldo comporti rischi rilevanti per la salute, «limitatamente ai soli giorni in cui la mappa indicata sul sito “worklimate” segnali un livello di rischio “alto”».
 
LE RACCOMANDAZIONI
Il riferimento è a due documenti. Le “Linee di indirizzo” citate sono state approvate lo scorso 19 giugno dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, di cui Fedriga è presidente, e rappresentano una sintesi di quanto emanato dalle amministrazioni locali per prevenire fenomeni di stress da caldo e da radiazione solare e indicazioni utili ai datori di lavoro e a tutti gli operatori coinvolti. Si tratta di raccomandazioni generali che consigliano, tra l’altro, di limitare il lavoro nelle ore più calde, soprattutto all’esterno, indossare vestiti comodi, con fibre naturali e colori chiari, idratarsi e alimentarsi correttamente, rendere disponibile acqua fresca sul posto di lavoro, informare e formare i lavoratori sugli effetti delle alte temperature, prevedere pause in luoghi confortevoli, evitare di lavorare in solitario. Raccomandazioni di cui tenere conto pure quando si lavora in ambienti chiusi non climatizzati e non sufficientemente aerati.
 
IL PROGETTO INAIL-CNR
Quanto al “worklimate”, si tratta di un progetto Inail-Cnr avviato nel 2023 per approfondire le conoscenze acquisite sulle conseguenze delle temperature estreme su salute, sicurezza e produttività aziendale, così da implementare strumenti e strategie di intervento già disponibili e sviluppare nuove soluzioni tecnologiche, informative e formative. Sul sito c’è spazio per le mappe che mostrano i luoghi di lavoro a rischio “alto”, condizione «associata a uno stress da caldo particolarmente critico per la salute».
 
IL PICCO A CIVIDALE
Parte della nostra regione, in quelle mappe, è non a caso segnata di rosso. Anche ieri, attorno alle 16, Arpa Fvg registrava 36,6 gradi a Gorizia, 35,7 gradi a Udine, 35,1 a Pordenone, mentre a Trieste si viaggiava appena sotto i 29. Il picco a Cividale con 37,3 gradi, ma anche a Tarvisio si toccava quota 30,7.
 
L’INTERVENTO DELLA REGIONE
Commentando l’inserimento anche degli ambienti interni non climatizzati, l’assessore Riccardi spiega che anche lì «il caldo eccessivo può avere un impatto pericoloso», mentre la collega Rosolen avverte che «il cambiamento climatico è un fenomeno che andrà tenuto sempre più in considerazione, anche attraverso normative di carattere nazionale e la contrattazione collettiva». La Regione, aggiunge Bini, «si è attivata con rapidità per venire incontro alle necessità delle aziende e dei lavoratori in un periodo di emergenza. La direzione Attività produttive è impegnata nelle interlocuzioni con le associazioni di categoria per dare massima diffusione alla misura».
 
LE SANZIONI
La mancata osservanza dei contenuti, precisa infine l’ordinanza, comporta le sanzioni previste dall’articolo 650 del codice penale: l’arresto fino a tre mesi o l’ammenda fino a 206 euro, sempre che il fatto non costituisca reato più grave. 
Il Messaggero Veneto